Oggi concludiamo questa trilogia dedicata alla lotta, con cui abbiamo visto una panoramica di questo fenomeno, che tutti ci coinvolge, e che cambia la sua forma ed il suo contenuto a seconda del piano in cui siamo posti e che ha come unico fine l’evoluzione.
Il piano di vita a livello animale e umano sembra prediligere la vittoria del più forte, come essere capace di affermarsi sull’ambiente e sulla società in cui è immerso.
Abbiamo visto come con l’avanzare della civiltà la sua forma cambia, e se prima era il più muscolare e violento ad avere la meglio, oggi la società umana si sta dirigendo verso una forma di forza più evoluta, quella dell’intelligenza, anche se usata al negativo, nella sua forma rovesciata di astuzia e furbizia. Solo in una società più civile e cooperante l’onesto ed il giusto vedranno soddisfatti il diritto alla vittoria per qualità e meriti.
Infatti le qualità incarnate da esseri più avanzati nel cammino dell’evoluzione, corrispondono a leggi di tipo superiore, appartenenti ad un piano biologico che non è il nostro mondo attuale.
Ogni avanzamento sul piano biologico, corrisponde ad un guadagno di coscienza, guadagno che si ottiene solo ed esclusivamente attraverso le proprie esperienze. La base di partenza individuale è sempre il nostro passato da cui prendiamo le mosse per progredire.
Dalle esperienze assimilate nel nostro subcosciente si procede così in avanti verso nuove conquiste, ed ognuno lotta con i mezzi che ha a disposizione e che si è conquistato lungo il proprio cammino, e troverà il “nemico” da combattere a lui consono, per emergere, salire ed imparare.
Così di esperienza in esperienza, per fatica e stanchezza, di attrito in attrito, si amplifica la coscienza individuale e collettiva: la lotta generatrice di dolore e sofferenza, si eliderà attraverso la lotta stessa: la sofferenza degli scontri, le ferite spirituali generate da essa, affineranno la nostra sensibilità e intelligenza per arrivare, alla fine, ad evitare ogni forma di guerra mossa contro al proprio simile, comprendendo l’importanza della cooperazione e collaborazione.
In ogni evento la Sapienza della Legge guida le proprie creature verso l’ascesa , e pur lasciando la libera sperimentazione, le leggi dello spirito troveranno la loro affermazione. Allora le più basse leggi del piano animale-umano si sposteranno verso l’alto, progressivamente svelando il Pensiero di Dio, e il risultato sarà la generazione di un essere nuovo e più avanzato.
Nulla è così perduto, inutile, ma tutto serve per edificare la nostra anima.
Così la biologia universale supera di gran lunga quella ottenuta per la lotta e selezione del più forte, ancora vigente al nostro livello.
Il “più forte”, nella biologia universale, è in tutt’altro senso, attraverso forme di lotta e selezione differente.
Ubaldi così ci illumina:
“La più grande lotta non è contro il proprio simile per asservirlo, magra emersione di un bruto fra bruti, ma è per la conquista di qualità superiori di sapienza e saggezza, decisiva emersione dall’animalità e dall’ignoranza”.
Il più forte diventa così il più evoluto, perché ricco di qualità superiori che si armonizzano con la Legge di Dio, e che lo tutelano, avendo ormai superato e abbandonato i metodi della forza, della resistenza, e della lotta contro il prossimo, e raggiunto un modus vivendi completamente diverso.
Così spostandoci in un piano di vita più elevato, incarnato e vissuto anche sulla Terra, a vincere non è più l’essere dotato di un corpo più forte, o l’astuto intelligente opportunista, ma quello dallo spirito più saggio, retto e potente.
L’essere spiritualmente avanzato e conscio delle leggi che governano l’intero universo, sa benissimo che le vittorie ottenute con la forza o l’inganno sono solo illusorie, e rappresentano un debito che dovrà essere sanato alla Legge di Dio. La sua è una vista lungimirante che non si ferma ai temporanei successi nella vita del mondo, soprattutto quando ottenuti con mezzi illeciti.
Egli agisce sempre secondo ordine e giustizia, una cosa che l’involuto non riesce ancora a comprendere. Così bontà, intelligenza e giustizia sono “le armi” a disposizione del saggio, che sa, benissimo, che anche se nell’immediato potrebbero essere apparentemente sconfitte, in realtà alla lunga avranno la vittoria finale.
Quindi l’evoluto, che è un buono, ma consapevole delle forze spirituali che muove, non è un fesso, come i furbi pensano, screditandolo. Il fesso è semmai lo scaltro, l’ignorante che nulla conosce delle leggi superiori.
Ribadiamo dunque, che se la prima, apparente vittoria sembra in mano all’animale-umano, perché fatta sul suo piano biologico, risulterà un totale fallimento quando si viene posti di fronte a piani di vita più avanzati ed elevati. Il più forte sul piano umano, sarà così un vinto e un debole sul piano super-umano, quello spirituale.
“Passando da un piano all’altro le posizioni si capovolgono. Ce lo mostra il Vangelo, che è pur scuola per forti, ma di una forza diversa” (Pietro Ubaldi, Problemi dell’Avvenire)
Così i vincitori saranno vinti, e i vinti vincitori.
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L’attacco che sferra l’involuto, è di fatto sul piano che gli compete, cioè quello della materia. Gli evoluti fatti ormai saggi, se si lasciano sbranare è perché sono in realtà invulnerabili sul piano dello spirito, epicentro del loro vivere.
Si incomincia a comprendere così il senso dei martiri, e su tutti di Cristo, della loro vittoria, che i più nemmeno concepiscono, svalutando il sacrificio come una condizione negativa, non percependo le conquiste spirituali che invece nasconde. D’altronde non può essere diversamente vista la forma mentis attuale, che mira ad avere solo un ritorno ed un vantaggio immediato dalle proprie azioni, indipendentemente che siano lecite o meno.
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Ogni causa che generiamo dovrà trovare nell’effetto tutto il suo sfogo. Così le spinte si esauriscono e il sistema torna in equilibrio. L’effetto torna di rimando a chi la causa ha generato, percorrendo la traiettoria che gli è necessaria, e la cui lunghezza, velocità e impatto saranno proporzionate all’impulso o alla sequela di impulsi che lo hanno generato.
In questo modo chi vuole vincere sul piano della forza e dell’inganno avrà in principio un certo vantaggio, quale che sia il metodo che ha utilizzato, giusto o ingiusto. In questo modo, bypassando le leggi morali che fanno capo ad un piano più elevato, l’individuo crede di farla franca, ma in realtà crea un debito a suo svantaggio, poiché tali leggi sono forze vive, reali, e che hanno un’importanza fondamentale nell’ordine dell’Universo, e quando sono violate reagiscono di conseguenza.
Il metodo della forza o dell’inganno che sia, funziona finché l’individuo possiede la forza dalla sua parte e le condizioni che la vita gli pone sono a suo favore. Ma non appena vengono meno queste condizioni, allora entrerà in moto la Giustizia Divina e per lui non vi sarà più pietà. Tutto dovrà così essere saldato, riequilibrando le cause che stoltamente ha lanciato.
Così l’unico modo che ci consente di essere realmente vittoriosi è quello di avvalersi di metodi di vita differenti, in armonia con la Legge dell’Eterno. Solo adesso possiamo iniziare a comprendere la potenza, la saggezza, la bellezza ed il profumo soave del Discorso della Montagna contenuto nel Vangelo. Solo capendo le grandi leggi che tutto reggono possiamo intendere “il porgi l’altra guancia” proclamato da Cristo.
È ovvio che occorre ampliare gli orizzonti della nostra vita e non fermarci solamente alla vita del corpo e alle necessità del ventre e al nostro benessere materiale. Se non acquistiamo una prospettiva maggiore, che va al di là della vita della materia, tutti questi discorsi sono inutili, perché il centro della nostra vita sarà in basso, in un piano inferiore.
Tutto dipende da noi. Certo è che se scegliamo di vivere per il corpo e i suoi agi, per i piaceri che dalla materia derivano, lottando solo per questi, dobbiamo essere anche disposti ad accettare il prezzo di questa scelta.
La via della materia ha le sue gratifiche immediate ma presenterà un conto molto salato alla fine. La via dello spirito può essere lastricata di dolori e rinunce ma ripagherà con conquiste interiori, vero valore intoccabile, e qualità che daranno diritto ad una vita felice e ad un destino glorioso.
Così “per quanto inerme e condannato al martirio possa in Terra apparire l’evoluto, esso appartiene sempre ad un piano di vita superiore, dal quale nessuna condanna terrena potrà mai strapparlo”. (Pietro Ubaldi, Problemi dell’Avvenire)
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Per concludere, dunque, non possiamo ignorare i fini della vita, che sono quelli di ascendere. Alla vita sta più a cuore la nostra ascesa evolutiva, che il nostro benessere. Così meglio una dura prova che sviluppi le qualità necessarie per salire spiritualmente, che una vita di benessere ed agi, fatta per ingrassare e oziare, che infiacchisce l’anima indebolendola.
Il benessere materiale molto spesso addormenta lo spirito e lo rende inetto; le facili soddisfazioni incancreniscono lo spirito, che si troverà impreparato ad affrontare le dure prove della vita.
“Gli scopi della vita sono al di sopra delle teorie umane. Essi vogliono portare l’umanità verso lo spirito dove è maggiore potere e felicità, e non farne un gregge di ben pasciuti animali”. (Pietro Ubaldi, Problemi dell’avvenire)
Così la vita per raggiungere il suo scopo utilizza tutto quello che è necessario per smuovere l’essere dal torpore della materia. Il dolore può dunque essere una benedizione e il mezzo indispensabile per svegliarsi dal sonno dello spirito.
Ancora una volta ritroviamo la necessità di saper soffrire, poiché la sofferenza ci nobilita temprandoci e legandoci all’Eterno.
Fine terza ed ultima parte.
Bibliografia di riferimento: Problemi dell’avvenire (Pietro Ubaldi)
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