La lotta a tutti i livelli in cui si presenta, benché aspra e faticosa, è anche giusta e necessaria.
La lotta, è insita nella vita come condizione di nuove conquiste ed avanzamenti. Ogni avanzamento è sinonimo di miglioramento, ma una volta che questo miglioramento si stabilizza in una abitudine, nasce il bisogno di nuovi progressi.
Così dal bisogno nasce la lotta, dalla lotta il miglioramento, dal miglioramento l’abitudine, dall’abitudine la stanchezza, dalla stanchezza il nuovo bisogno e così via…
Nel profondo di noi stessi, vi è una profonda inquietudine, come di una mancanza che cerchiamo di placare con la soddisfazione di desideri sempre nuovi, un nuovo miraggio da raggiungere.
Così di illusione in illusione, è l’insaziabilità del desiderio che ci spinge al progresso: “la progressione dei miraggi costituisce la via del progresso ed è la spinta che vi fa avanzare” (Pietro Ubaldi, La Grande Sintesi)
Così non sono tanto le illusorie conquiste esteriori ad avere importanza, ma il fine che ad esse sottintende e di cui spesso non siamo consapevoli.
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L’evoluzione è essa stessa figlia della lotta, e la lotta mezzo necessario all’evoluzione. Questo è la grande legge della vita.
Nell’intimo delle forme, il principio psichico-spirituale che tutte le anima, preme dal loro interno attraverso questo fondamentale istinto evolutivo, che è pressione interiore per espandersi e salire.
Così “il desiderio nato dagli intimi moti dell’anima crea la funzione, la funzione crea l’organo, che a sua volta consolida la funzione.” (Pietro Ubaldi, La Grande Sintesi)
Dunque nell’evoluzione il desiderio mai si placa; il desiderio non si uccide, ma si trasforma elevando con sé anche la lotta e la sua traiettoria, la sua modalità ed il suo fine.
Ogni forma di lotta è così creatrice nel livello che gli compete, anche nelle forme più cruente è scambio, contatto, apprendimento. Non a caso, spesso, le prime forme di contatto tra estranei, è di scontro, diffidenza, pregiudizio: attacco e difesa, istinti innati di guerra, si presentano continuamente, in forme diverse e in gradi diversi, e solo in un secondo momento nasce l’amicizia che affratella, figlia di una avvenuta conoscenza e comprensione.
Cessata una forma di lotta, che termina quando ha esaurita la sua funzione, ne è sempre pronta a sorgere una nuova, avente una rinnovata funzione creatrice di nuove e più elevate conquiste.
La linea del progresso si sposta da un passato che abbiamo conquistato ed acquisito, ad un presente dove si vive in pieno la battaglia per conquistare ciò che desideriamo, al futuro dove riponiamo la speranza dei nostri sogni.
Questa continua fatica, questo continuo lavoro, ha così l’immensa funzione di non volersi fermare alle effimere e temporanee conquiste umane, che non possono resistere alla caducità del tempo o al loro stesso superamento, ma ha il grande compito di edificare noi stessi.
Tutto alla fine serve alla conquista di nuova e più grande coscienza, distillando nell’anima valori eterni, patrimonio inestimabile che nessuno potrà mai portarci via.
La fatica, come tutti i fenomeni segue anch’essa una sua traiettoria cinetica, è la traiettoria dei moti fenomenici, che ne esprime la linea del divenire: ad ogni fase di lotta e salita, ne segue una di riposo e discesa per riprendere più in alto una nuova lotta.
Così alle guerre segue la pace, e la pace è preludio di nuove guerre: così dopo la fatica del lavoro vi è il riposo ristoratore, preludio di un nuovo giorno da affrontare: così le ascensioni spirituali sono fatte di rinuncia e sofferenza per conquistare nuove gioie più grandi, a cui seguono cadute e poi riprese con nuova e rinnovata energia.
E così seppur inconsapevoli ci muoviamo lungo questa traiettoria, e nell’illuderci di lottare per le nostre umane conquiste, in realtà stiamo lottando per superare le basse forme di lotta ed elevarla a forme più alte.
Si lotta per superare la lotta, così come si soffre per eliminare il dolore, è l’urto stesso con le forze che noi muoviamo e creiamo che le annullano e spostano il baricentro delle nostre esistenze più avanti e più in alto.
Tutta la vita, e con essa la Legge di Dio che a tutto sovraintende e guida verso i Suoi fini, vuole la nostra ascensione.
Allora questi istinti che abbiamo nel profondo di noi stessi, non sono che il comando della Legge che ci sprona a salire. Anche in essi vi è la Sua sapienza, non la nostra. La Legge in prima istanza va obbedita, solo quando si è maturi può essere compresa.
Ma allora qualcuno potrebbe obbiettare una assenza di una nostra vera responsabilità in quella che sembra, dalla nostra posizioni di incoscienti, la condanna della vita nella lotta.
Ovviamente così non è, in quanto la lotta è aspra perché noi siamo dei selvaggi, la lotta e la sua forma è commisurata alla natura e al livello di ogni essere, ed è tanto più cruenta quanto più basso è il livello di chi la incarna.
Nessuno ha imposto all’umanità la posizione in cui si trova: l’uomo non nasce dal nulla come capriccio divino, o come miscela casuale di geni che hanno avuto più fortuna di altri. La nostra posizione, e ne ho parlato tante volte e sempre lo ripeterò è figlia di una Caduta nell’oblio della materia (spiegata negli articoli “La Grande Ribellione: la Teoria della Caduta” e “La caduta degli angeli: chi siamo e la nostra libera scelta“), di un allontanamento dalla Luce e di un precipitare nelle Tenebre.
Se siamo partiti dai bassifondi è perché lì siamo piombati. Ora la necessità di risalire. Partendo noi dal punto più basso, cioè dal livello subumano, abbiamo risalito lentamente la china, ma abbiamo dovuto, e ancora dobbiamo necessariamente passare attraverso aspri dolori e sofferenze, figlie delle guerre, delle rivolte, delle ingiustizie, dovute alla nostra ignoranza, al nostro egoismo, alla nostra avidità e al desiderio di dominare.
L’umanità ha dovuto e dovrà necessariamente passare attraverso la fatica di questa lotta per sviluppare una più acuta e positiva intelligenza che possa trasformare la società in cui vive, individualista e separatista, in una società collettivista e unitaria.
Così evolvendo l’essere umano, evolve anche la lotta che lui combatte: da violenta e fisica, fatta per sopprimere il nemico, si fa meno cruenta in forme di lotta economica, lotta per la giustizia sociale, lotta per i diritti dei più deboli, lotta regolamentate dai codici del diritto, o da forme di lotta non violenta, fino ad arrivare ad una lotta tutta spirituale, dove l’essere non ha più nemici da combattere se non le basse forze biologiche della propria natura inferiore.
Fine prima parte.
Bibliografia di riferimento: La Grande Sintesi (Pietro Ubaldi)
Articoli per approfondire:
2 pensieri riguardo “Evoluzione della Lotta – 1°parte, orientamento generale-”