“Quali sono le origini dell’autorità, la sua funzione, il suo significato nelle varie forme? Si può trattare di genitori, educatori, ministri di Dio, insegnanti, superiori gerarchici, burocrati, padroni, direttori, capi di ogni genere, ma in ogni caso si riscontra una posizione costante di dominio da un lato e di soggezione dall’altro.” (Pietro Ubaldi, Un destino seguendo Cristo)
Questo argomento molto attuale oggi visto la condizione planetaria in cui ci troviamo, rievoca il suddetto problema, ma deve essere letto in chiave più vasta, comprendendo non solo il presente, ma anche il passato, per capirne le origini e il futuro per prevederne gli sviluppi.
L’evoluzione è fenomeno complesso, articolato, tanto più è complessa la società che la incarna. Ben più complessa è la società umana, rispetto all’organizzazione sociale delle api, o delle formiche, le quali dimostrano uno spirito collettivo e organizzato, ma è anche ben più semplice e basica la loro forma di esistenza, rispetto a quella umana.
Così risulta più difficile per noi giungere alla maturazione di una società collettiva e organica, rispetto alle più semplici creature sorelle che la natura ci offre come esempio.
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La nostra società è immersa nell’Anti-Sistema, in cui da esso cerca, a fatica, di riemergere quella parte del Sistema crollato con la Caduta. Così troviamo costantemente in lotta il principio unitario con cui si esprime la tendenza dell’evoluzione all’organicità e all’ordine (stato del Sistema), con quello separatista e caotico (stato dell’Anti-Sistema).
In pratica abbiamo da un lato l’organizzazione gerarchica, in cui ognuno occupa la propria posizione, che rappresenta il principio di coordinamento dei singoli elementi dell’unità organica (principio del Sistema), in antitesi con quello del dualismo tra superiore e inferiore, cioè la costante lotta tra dirigenti e sottoposti, che rappresenta il principio opposto dell’Anti-Sistema.
Da un lato l’organizzazione e la tendenza unitaria (verso il Sistema), dall’altro la scissione e la tendenza anti-unitaria, (verso l’Anti-Sistema).
Questo dualismo tra queste forze contrapposte, spiega i motivi per cui i “tentativi di unificazione nel nostro mondo si fanno usando la forza che è principio disgregante e separatista”.
Se da una parte vi è la spinta evolutiva a voler ricostruire il Sistema, dall’altro vi è il continuo disfacimento delle forze che a questa unificazione si oppongono, spinte involutive proprie dell’Anti-Sistema.
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Il massimo concetto di Unificazione si ha in Dio, dove il Sistema è perfetto e completo e il Capo è rappresentato dall’Assoluto stesso, in cui tutti gli elementi sono in Esso coordinati e gerarchicamente distribuiti con un proprio compito e funzione. La tendenza dell’evoluzione è quella di riprodurre anche in Terra questo stesso schema.
Sia nella politica, nella religione, negli imperi della storia la grande aspirazione è quella di una universalità unificata sotto un solo capo, fu così per l’Impero Romano, per il Cristianesimo, per il Comunismo, per l’Islam ed è questa anche la tendenza attuale di unificazione degli stati in organizzazioni sempre più ampie ed unitarie. Questi processi di unificazioni, sono abbozzi, tentativi di salita e maturazione, ma continuamente erosi interiormente dalla spinta contrapposta (Anti-Sistema), fatta di rivolta e disordine.
Così troviamo nello stesso ambiente due spinte che si contendono il campo, quella dell’obbedienza unificatrice, e quella della rivolta disgregatrice.
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Ogni autorità dovrebbe rappresentare il principio del Sistema, ma questo principio nel nostro universo si trova corrotto dalla Caduta, onde per cui il principio di autorità è vissuto in modo rovesciato, cioè sotto forma di chi comanda solo a proprio vantaggio. Gli stessi elementi, che rappresentano la massa, e che dovrebbero coordinarsi in obbedienza e ordine, a loro volta sono anch’essi rovesciati, cosicché cercano costantemente la rivolta.
Così in Terra tutto è corrotto, eroso da queste forze distruttive che sono insite in tutti gli elementi in campo: autorità e sottoposti.
L’autorità infatti, non è usata come nel Sistema, per il vantaggio di tutti, come centro coordinativo di utilità collettiva, ma come centro di potere e di dominio per sfruttare i propri subalterni che a loro volta non possono che preparare le rivoluzioni, anziché lavorare in ordine e santa obbedienza.
Autorità che non vuole perdere il potere che si è conquistato, ma che usa male come proprio tornaconto, a svantaggio dei più deboli: i più deboli, che sentono come opprimente il potere dell’autorità, e che ingaggiano allora una legittima difesa.
Queste sono le conseguenze del nostro livello, in cui tutti siamo immersi, e ogni giorno ne vediamo i risultati. Ciascuno è in lotta contro l’altro per la propria sopravvivenza, istinto atavico che ancora ci domina.
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“Ecco com’è che in un regime di lotta l’autorità può significare una forma di aggressione contro la libertà dei dipendenti, che essa autorità è naturalmente portata a limitare, perché com’è impostato il problema, non sono suoi collaboratori ma suoi rivali. In un regime di cooperazione tale limitazione dovrebbe risultare da un reciproco riconoscimento di diritti e doveri, per libero consenso e convinzione d’ordine, a comune vantaggio.” (Pietro Ubaldi, Un destino seguendo Cristo)
Così ogni imposizione forzosa è vista come una limitazione della propria libertà, che produce la conseguente reazione eversiva. È così che dopo il necessario tempo di maturazione, nascono le rivoluzioni, pronte a scattare non appena l’occasione si presenta; cioè l’indebolimento dell’autorità.
In fasi transitorie, là dove il potere non si può ribaltare, nascono gli inganni, le frodi, le astuzie, per evadere dalla legge che opprime: il debole, che non può comandare, si fa così furbo, sviluppando almeno quel po’ di intelligenza in più, passando dall’ingenuità alla furbizia, e dandogli quel tanto di conoscenza in più sulla realtà del mondo in cui vive. Magra consolazione in una società desolata e desolante, ma pur sempre un passo necessario per avanzare verso più alte conquiste.
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Così ogni abuso di potere, se portato oltre il limite consentito, verrà ribaltato, pronto per essere sostituito da altre forze, le quali, se commetteranno gli stessi errori dei precedenti, saranno a loro volta destinate a crollare per gli stessi motivi. Procede così tra abusi, errori e rivoluzioni la storia del mondo e la sua evoluzione.
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Dalla continua lotta di tutti contro tutti, metodo dell’Anti-Sistema, riemerge il Sistema, dove la lotta cesserà. Abbiamo altrove detto che la lotta elimina la lotta: immensa Sapienza della Legge, che utilizza questo stesso male, voluto dagli esseri umani, quale prodotto della loro infecondazione involutiva, che attraverso tutto il dolore e la sofferenza, che la lotta apporta, non farà che affinare l’intelligenza umana verso più sagge direzioni e metodi di vita.
“È così che, a forza di ingiustizie di tutti contro tutti, (dell’autorità contro i suoi soggetti, di questi in rivolta contro l’autorità) si riesce ad avvicinarsi alla giustizia.” (Pietro Ubaldi, Un destino seguendo Cristo)
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Evolvendo l’autorità si farà così sempre meno aggressiva e a loro volta i suoi sottoposti si faranno sempre più obbedienti. I due termini tendono così a conciliarsi ed a unificarsi, riducendo per entrambi la sofferenza e la lotta.
Tra i due termini, spetta all’autorità quella di poter addolcire i costumi (abolizione della pena di morte, miglioramento del sistema carcerario, mitigazione delle pene, giustizia economica, previdenza sociale, pari opportunità etc) fino al limite massimo possibile, in forma di bontà, che lo stato di civilizzazione raggiunto permette.
Più la massa si fa cosciente e meno ribelle, tanto maggiori libertà si possono concedere, senza il pericolo che questi ne abusino. Quando più l’autorità si fa buona e tanto più i sottoposti possono essere obbedienti, perché ora il potere è esercitato per il bene collettivo, in aiuto della società, e non per opprimerla.
Così l’autorità non è solo potere dominante, ma anche funzione educativa, attraverso le leggi del diritto.
“Lo scopo della legge è soprattutto quello di educare, insegnando a forza di sanzioni a vivere più civilmente, pronta ad abbandonare questo sistema appena i sottoposti abbiano imparata la lezione e con ciò dimostrino di non aver più bisogno di tali metodi.” (Pietro Ubaldi, Evoluzione e Vangelo)
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Il problema sta sempre nel modo in cui un potere viene esercitato infatti:
“È la tendenza all’abuso da una parte ciò che costringe l’altra, che non vuole subire a suo danno, a reagire per fermarlo.”
È allora l’autorità che dovrebbe dare il buon esempio, essendo in una posizione di maggiore responsabilità, intendendo la sua posizione di comando non come un diritto, ma come un dovere verso i propri sottoposti: cosicché l’obbedienza della massa sia vissuta dalla stessa non come uno stato di schiavitù, ma come la giusta collaborazione al bene di tutti.
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Come si può giungere allora un nuovo stato di incivilimento e progresso?
La soluzione sta nel riconoscere, da entrambe le parti i diritti dell’altro, e nel compiere, con ordine ed onestà, ciascuno i propri doveri.
Potremmo sintetizzare ancora meglio che prima bisogna adempiere a tutti i nostri doveri e solo dopo potremo reclamare i nostri diritti.
Questo è il principio di un’etica evoluta, di una società organica, e dell’essere umano della Nuova Era.
Il problema è che nessuno si vuole prendere l’onere di attuare una vita basata sulla tale coscienza etica aspettando che sia l’altro a fare il primo passo. Ognuno scarica sull’altro l’iniziativa di questo adempimento, e il male non viene curato alla radice. Così questo ricade addosso a tutti e nessuno si salva.
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Il problema dell’autorità esercitata in modo oppressivo, si lega a quello della libertà che allora è vista come rivolta ad un potere che schiaccia. Libertà è quindi idea di rivolta; ma se può essere giustificata per quel grado che realmente ne limita le libertà fondamentali, essa non è tollerabile quando è vissuta per dar sfogo alle più basse tendenze dell’animo umano.
Libertà non è dunque vivere in una pazza incoscienza senza regole e disciplina, seguendo i propri istinti inferiori: cosa che porterebbe tra l’altro allo stesso danno di chi tale libertà reclama.
Libertà invece dovrebbe essere libera e spontanea adesione ad un ordine di vita collettiva, in cui appunto, siano rispettati i diritti dell’altro da tutte le posizioni in gioco. Solo così si può arrivare ad una pacifica convivenza.
La vera emancipazione e autodeterminazione dell’essere umano, non sta dunque di farsi delle proprie regole e di pensare al proprio tornaconto personale. Essa, invece, sta nell’acquisizione di una coscienza collettiva, in cui l’essere si auto-determina, non in senso involutivo e separatista, secondo la logica dell’Anti-Sistema, ma in senso evolutivo ed organico, secondo la logica del Sistema.
Chi pensa per sé non pensa in senso evolutivo. Chi pensa a pro di tutti, secondo giustizia, invece sì.
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Una libertà conquistata con una forma di ingiustizia, non farà che far nascere altra ingiustizia e così via senza fine. Non si può costruire nulla in uno stato di guerra e lotta continua, dove tutte le energie sono spese a lottare gli uni contro gli altri, a difendersi e ad attaccare. Se questa è l’occupazione principale non c’è spazio per altro.
Così è solo per grande stanchezza e pena per tutti, che si potrà assurgere a deporre l’ascia di guerra. Solo guardando alle proprie rovine si può capire il senso dei propri errori. Allora ritroviamo ad ogni passo fratello dolore, che ci segue, come conseguenza inevitabile della nostra condotta.
La soluzione abbiamo visto esiste, ed è quella di salire…salire evolutivamente sempre di più, seguendo la via delle ascensioni umane, in cui il nostro bene, la nostra libertà, i nostri diritti e doveri individuali ricadano sempre all’interno di quelli della collettività.
Bibliografia di riferimento: Un destino seguendo Cristo, Evoluzione e Vangelo (Pietro Ubaldi)
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