Che cosa è l’Ideale? Che cosa significa la sua discesa? Da dove esso discende?
L’Ideale è un’ispirazione che scende dall’Alto, dove per Alto intendo il Sistema, il Centro-Dio, il polo positivo della vita, a cui per evoluzione siamo destinati a ritornare.
“L’alto significa dunque un grado più evoluto, rispetto ad uno meno evoluto, che rispetto al primo si può definire involuto” (Pietro Ubaldi, La Discesa degli Ideali)
Così la discesa degli ideali significa trasportare una legge di un piano più progredito in uno più arretrato, per aiutare quest’ultimo ad avanzare.
L’Ideale è un anticipo dell’evoluzione. La sua discesa rappresenta il punto di contatto tra il Cielo, cioè il mondo spirituale, e la Terra, cioè la nostra realtà biologica.
Non è qualcosa di esterno a noi, ma bensì interno, così che l’Alto corrisponde al nostro punto più profondo: ecco allora che rappresenta un archetipo presente nel nostro inconscio individuale e collettivo. Rappresenta il Bene, la Verità, la Giustizia a cui l’umanità, consapevolmente o meno vuole tendere, come un istinto, una necessità del suo esistere e del suo divenire.
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Come abbiamo visto in precedenti articoli, nel nostro mondo vige la legge della lotta per la sopravvivenza.
Questa legge è però relativa e non definitiva, cioè essa è legata al nostro piano, il quale deve essere superato.
La lotta è tanto più ostile e feroce quanto più l’essere è involuto e quanto più l’ambiente offre pericoli. Migliorando l’ambiente e soddisfacendo meglio i nostri bisogni, la necessità di lottare diminuisce, e meno violenza è necessaria per sopravvivere. Tutto questo comporta un minor dispendio di energie, dato dai minor attriti tra individui ed individui e tra individui ed ambiente.
La lotta si farà così meno feroce ma non cesserà di esistere, essa si evolverà come tutte le cose.
La sua cessazione definitiva avverrà quando l’Anti-Sistema sarà riassorbito, per evoluzione avvenuta, nel Sistema, cioè quando il dualismo cesserà di esistere, riunificandosi nel Centro-Dio.
“La lotta per la vita non cessa, ma si trasforma. Quando l’umanità incomincia a riunirsi in gruppi sempre più vasti, cioè ad organizzarsi in società, l’aiuto reciproco nel comune interesse di difesa rende meno dura la lotta contro l’ambiente, tende quindi a scomparire” (Pietro Ubaldi, La discesa degli Ideali)
Le azioni violente oggi sono sempre più condannate, e questo non può che rappresentare un progresso, anche se la lotta rimane, facendosi più sottile nel nostro mondo attuale, fatta in forma legale e morale, diventando astuzia, frode, inganno. Dalle leggi si vuole evadere con la disobbedienza, e il prossimo è spesso ancora oggetto di sfruttamento. Per quanto siamo oggi ancora imperfetti, non viviamo più nella società medievale e progressi ne abbiamo fatti, ed altri ancora ci attenderanno in futuro.
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Per la vita vale questo principio: la legge del minimo mezzo, cioè massimo benessere con il minimo sforzo.
L’astuzia e l’inganno rappresentano così un male minore difronte alla violenza. L’ultima stermina e ammazza, la prima ti lascia vivo anche se in rovina.
Se prima bisognava essere sempre più forti, ora bisogna farsi sempre più furbi. L’intelligenza avanza anche se permane il suo lato negativo, ma rispetto al passato ancora più negativo rappresenta un positivo.
Avanzando l’intelligenza anche questa forma imperfetta sarà sostituita da altre forme di vita dove l’onestà la farà da padrone. È così che il male tende alla propria autodistruzione con l’evoluzione.
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Ora in rapida sintesi possiamo qui vedere 3 fasi in cui l’essere umano si può collocare:
- Uomo isolato, che usa il metodo della forza e della violenza, in lotta contro la natura
- Uomo che si raggruppa nella società, che lotta meno contro la natura, ma che ha rivali in altri compomenti del gruppo, alla forza è sostituita l’astuzia e la frode
- Uomo che vive allo stato organico di collettività, che avendo sviluppato l’intelligenza adotta il metodo dell’onestà, della sincerità e della collaborazione.
Lo sviluppo dell’intelligenza ci condurrà dunque alla comprensione di un altruismo utilitario per tutti. In cui si comprenderà il beneficio universale di non recare danno agli altri, di collaborare, di beneficiare responsabilmente i nostri simili, traendo il massimo rendimento per tutti con il minimo dispendio di energie.
Da piccoli gruppi uniti da reciproci interessi, ci espanderemo verso un organismo collettivo universale, in cui il bene è l’interesse di tutti, ed il vantaggio collettivo è l’unico vantaggio anche per il singolo.
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Così come è avvenuto che i mezzi violenti sono stati sostituiti dai mezzi fraudolenti, quest’ultimi saranno sostituiti da quelli collaborazionisti.
Gli Ideali, che nella nostra storia umana sono portati avanti soprattutto dalle religioni, hanno così una fondamentale importanza di orientamento al fine di permettere il nostro avanzamento morale.
La loro funzione è quella di farci progredire e migliorare, e l’evoluzione delle religioni rappresenta un aspetto di questo trasformismo che ci conduce verso la dimensione spirituale.
Apro una piccola parentesi a cui magari dedicherò ulteriori approfondimenti in futuro: non possiamo screditare le religioni, senza comprenderne la grande funzione biologica nel processo evolutivo dell’umanità. E’ attraverso questo canale che l’Ideale prende forma in terra, adattandosi alla forma mentis dell’uomo, e quindi, non potendo che ridursi ed involvere, esso viene cementato nelle istituzioni e nelle organizzazioni umane, comprendendone anche i loro difetti. Solo chi è maturo ed in grado di camminare con le proprie gambe, responsabilmente, può allora abbandonare il terreno delle religioni per immettersi in quello più libero, ma molto più rigoroso e sostanziale della spiritualità.
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Così l’Ideale può essere la spinta per aiutarci nel passaggio da Anti-Sistema al Sistema, cioè il nostro ritorno all’armonia perduta, in seno a Dio.
Esso non deve essere visto dunque come una chimera irraggiungibile, ma come possibilità concreta di edificare una società migliore anche in Terra, attraverso l’aiuto reciproco, la solidarietà e la cooperazione.
La sua realizzazione sta nella comprensione, nel superamento dell’ignoranza, acquisendo nuove qualità, che vadano ad eliminare l’antagonismo individuale, sviluppando lo spirito di associazione.
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Per concludere, questo processo di avanzamento non può ora che essere affidato ai soggetti del 3° tipo, cioè gli evoluti, cioè i geni, i santi, i superuomini spirituali. Cioè coloro che possono fare da traino per la collettività, con la parola e soprattutto con l’esempio, in grado di vivere anche nell’inferno terrestre la legge del Vangelo e della non resistenza.
Da questo si deduce che la morale evangelica non prevede una evoluzione individuale, isolata, quindi una salvezza del singolo. Ma bensì vuole l’evoluzione dell’intera umanità, cioè di tipo collettivo.
Diventa per questo scopo necessario il sacrificio di pochi individui, già progrediti, che incarnando l’Ideale, si fanno carico di questo lavoro, e di questa missione, per la salvezza di tutti, così come è stato per il sommo Esempio di Cristo.
L’Ideale ha così una immensa forza attrattiva per le masse, che inconsciamente ne avvertono la bellezza, la giustizia, la bontà e la verità, essendo incluso nel nostro nucleo più profondo: ecco perché resiste nei secoli, ecco per il Vangelo mai passerà, nonostante le distorsioni e le aberrazioni umane e perché alla fine sarà raggiunto, compreso e vissuto…da tutti.
Possiamo ora comprendere meglio le parole eterne di Cristo che afferma: “cielo e terra passeranno, ma le Mie Parole non passeranno.”
l’Ideale, così per gradi e successive approssimazioni, resusciterà dal sepolcro della materia, grazie all’evoluzione delle coscienza individuale e collettiva. È così che l’essere umano fattosi realmente intelligente, potrà comprendere la reale funzione degli ideali dell’Alto, e farsi attivo operaio per attuarli.
Bibliografia di riferimento: Pietro Ubaldi (La discesa degli Ideali)
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