Oggi tratterò in modo più esaustivo il fenomeno della medianità ispirativa cosciente, che è stata già accennata in precedenti articoli, e più precisamente qui.
La medianità è per lo più conosciuta, dagli adetti ai lavori, nella sua forma di trans profonda, sia essa a fenomeni fisici, (ultrafisi) che a fenomeni intellettuali (ultrafania): cioè con la completa esclusione dell’io del medium, che distaccandosi temporaneamente dal proprio corpo fisico, lascia “spazio” di intervento all’entità spirituale che si deve o vuole manifestare.
La coscienza del medium è dunque in questo tipo di medianità completamente esclusa e potremmo dire inutile, se non per il fatto che essa cede il proprio organismo allo scopo di fungere da macchina all’entità interloquente.
Nella medianità ispirativa cosciente invece la coscienza del medium rimane ben desta, e la registrazione del messaggio, dell’ammaestramento o dell’intuizione avviene in pieno stato di vigilanza dell’ipersensitivo.
Uno dei casi più eclatanti, anche se poco conosciuto, è quello di Pietro Ubaldi, in cui lo stesso autore descrive mirabilmente il fenomeno che lo coinvolgeva nel suo testo “Le noúri’.
Qui riporterò una sintesi molto breve di quel libro, che merita di essere divulgato e conosciuto per intero.
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L’autore descrive un processo di sintonizzazione del proprio io con l’ambiente circostante, e descrive come meglio si predisponga la sua ricezione in un luogo pregno di vibrazioni psichiche elevate, di silenzio, e nel suo caso specifico, durante le tarde ore serali, fatte di silenzio e luce fioca, spesso accompagnate da musica sinfonica.
In questo stato di progressiva armonizzazione, l’Ubaldi assopendo la propria coscienza sensoria, si risvegliava per continuità, in uno stato di coscienza interiore, profonda, accedendo a quelle che sono le zone supersensorie e sovra-razionali, cioè le zone del supercosciente, andandosi a sintonizzare con le noúri, le alte correnti di pensiero spirituale.
Il suo io si dilatava nei piani immateriali dello spirito, fino a risalire alla Sorgente dell’emanazione noúrica.
In questo modo aveva accesso a cogliere i principi, le visioni, e le rivelazioni emanate dalle più alte sfere spirituali. A prova di ciò invito alla lettura de: “La Grande Sintesi” per capire la portata di tali intuizioni.
Così l’Ubaldi descrive in Le noúri in breve il suo fenomeno:
“Poiché il mio caso è ben distinto dai comuni tipi di medianità. Non è una medianità fisica, ad effetti materiali, ricorrente a centri umani e subumani, di carattere barontico. Non è medianità intellettuale incosciente in cui il medium funziona da semplice istrumento, la cui coscienza è allontanata nel momento della ricezione. Ma è medianità intellettuale cosciente nel piano superiore in cui lavora e in cui (la mia coscienza) si trasferisce nella pienezza delle sue forze.”
Nella ricezione ispirativa il fattore morale e l’evoluzione del mezzo ricevente è di importanza fondamentale.
Tale medianità nel corso del tempo è andata in Ubaldi potenziandosi ed evolvendo fino a giungere al fenomeno mistico, cioè di unificazione spirituale con il Centro di Vita, Dio.
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L’autore descrive la necessità nella propria vita di una continua tensione spirituale, una macerazione interiore, una purificazione spirituale attraverso il dolore, fin anche ad una dieta alimentare che non intossicasse il suo sensibilissimo strumento fisico e in particolare il suo sistema nervoso.
In pratica la sua medianità si potenziò con la sua ascesi spirituali.
In questo tipo di medianità, che in Ubaldi si esprime in maniera eccezionale, sia per profondità di concetti, che per affettività, la sua individualità si riassorbiva nell’unità, annullando il senso del dualismo.
L’ipersensitivo è parte integrante del fenomeno, e lo vive in tutta la sua potenza.
“Giungendo in quei piani io sento difatti spegnersi la distinzione tra io e non io, mi sento disfare, fondere e risorgere in un’unità più alta e potente, sento attuarsi l’unificazione tra me e il principio animatore dei fenomeni, tra me e le noúri, ma anche tra me e i centri di pensiero che le emanano“
Nel caso di Ubaldi, la sua cultura era uno strumento prezioso, poiché non essendo escluso dalla ricezione, la sua conoscenza di vocaboli e concetti, aiutava la fase successiva a quella intuitiva, cioè quella della registrazione e trasporto in forma scritta delle visioni e noùri percepite.
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Naturalmente siamo di fronte ad un fenomeno estremamente delicato, che per la sua stessa natura presenta più rischi di alterazione rispetto alla più comune trans profonda: la ricezione ispirativa per essere pura deve esigere una purezza di ambiente, di spirito, di intenti e scopi. Qualsiasi vibrazione, che esuli da uno stato di equilibrio e di elevatezza morale agisce da disturbo, e può alterare la ricezione, ed una distorsione delle immagini concettuali.
Dall’altro lato essa rappresenta però una conquista evolutiva, una capacità straordinaria che implica sempre la propria integrità interiore se si vuole avere contatto con le più Alte sfere spirituali, quelle Enteliche.
Il nostro autore sostiene, in modo ineccepibile, come basti uno stato d’animo di dubbio per determinare una corrente negativa, mentre la fede predispone alla massima forza creatrice.
È necessario dunque che l’ipersensitivo sia uomo di profonda fede, in un completo stato di apertura e fiducia. Egli deve fondersi con le correnti spirituali, necessitando di vibrazioni di simpatia, che si sommino a quella della Sorgente di emanazione, mentre uno stato di dubbio deforma e sottrae energia al fenomeno.
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Certamente l’Ubaldi non fu l’unico ad avere questo tipo di medianità.
Citerò solo alcuni altri grandi esempi: Krisna, Zoroastro, Mosé, Buddha, Orfeo, Pitagora.
Ognuno di essi ha attinto alla stessa unica Sorgente, cogliendo della Verità quello che per la loro evoluzione, i tempi e i luoghi era possibile cogliere, e andando via via perfezionando la verità colta.
Potremmo citare Giovanni Evangelista, con la sua visione dell’Apocalisse sull’isola di Patmos, in Ezechiele, Isaia e Malachia che profetizzarono la venuta del Cristo.
Altri più moderni e contemporanei come Sant’Agostino, Giovanna d’Arco, Santa Teresa D’Avila, San Giovanni della Croce e tanti altri…
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Per concludere, dopo che abbiamo già parlato qui, delle noúri, è necessario chiarire un altro aspetto che riguarda appunto la mediantià ispirativa cosciente.
Il problema della comunicazione è un problema di affinità. Tra la Sorgente e il centro ricevente vi è una distanza evolutiva, non spaziale o temporale, che va colmata.
Per la loro comunicazione è necessaria una trasformazione: questa può avvenire in due modi.
O la trasformazione avviene per opera della Sorgente trasmittente che involve e depotenzia la sua emanazione fino al livello percettivo sensorio del ricevente: abbiamo così il caso delle audizioni acustiche, visioni ottiche, nei mistici, che benché a effetti fisici non hanno però nulla a che fare con le produzioni spiritiche e barontiche, perché il soggetto che comunica dimostra la propria elevatezza spirituale. Questa è la via di minor resistenza del fenomeno comunicativo, e dipendono anche dalle caratteristiche specifiche del medium, che può essere un santo della bontà e della carità e non dell’intellettualità e quindi non avere alcuna produzione di ammaestramenti o insegnamenti concettuali.
Oppure è il ricevente che si eleva fino alla Sorgente, ed è il medium che colma la distanza evolutiva. In questo caso l’ultrafano emerge attivamente e coscientemente nella zona di emanazione noúrica, attraverso una sua totale purificazione e sensibilizzazione, come fu per l’Ubaldi.

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