La Giustizia e l’Amore Divino: la prima e la seconda legge.

Ogni volta che scrivo un articolo è per me una fonte di meditazione e schiarimento di idee, che poi offro al lettore affinché possa essere spunto di chiamenti anche per lui o ulteriore occasione di domande e riflessioni.

La prima legge che vado ad analizzare è quella di Giustizia: è la legge dell’equivalenza. Una legge equilibratrice che mira a correggere la colpa, il peccato e l’errore, attraverso il dolore e la sofferenza. Quella che in oriente si chiama Legge di Causa ed Effetto, altrimenti detta Legge del Karma.

La seconda legge è quella dell’Amore e del Perdono. Una legge che infrange la punizione correttiva per concedere la Grazia e la Salvezza attraverso la Misericordia.

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Partiamo da un presupposto assiomatico: la Legge di Dio non può mai contraddire sé stessa.

Ricordiamo che il Cristo non è venuto ad abrogare la Legge del Padre ma a completarla, non a contraddirla. 

Come si concilia allora la Giustizia con il Perdono? Il Karma con l’Amore?

Iniziamo a distinguere a cosa serve la Giustizia del Padre.

La Giustizia Divina non è innanzitutto una legge in sé punitiva fine a sé stessa, ma bensì è una Giustizia che mira al recupero della creatura e quindi alla sua salvezza. Ha una funzione pedagogica, rieducativa. La Legge di Giustizia si applica per un semplice determinismo. Ad una causa corrisponde un effetto. Così la Giustizia non è applicata da Dio contro la creatura, ma al massimo dalla creatura contro sé stessa. “Chi fa il male, come chi fa il bene, lo fa a sé stesso”

La Legge di Dio, rispettando la libertà dell’essere, la lascia libera di sperimentare, salvo dover essere responsabile dei propri errori autonomamente commessi. Così ogni causa produce un effetto, che ritorna alla creatura sotto forma di gioia quando è in armonia con la Legge, e sotto forma di dolore quando è generata in contrasto con Essa.

Il dolore, la “sventura”, ha però la funzione di eliminare il dolore stesso e la sventura, facendo comprendere alla creatura che la via intrapresa non era quella giusta. 

Così abbiamo una fase di libera sperimentazione dove per ignoranza si commettono errori a non finire, con scelte compiute contro la Legge.

Una fase correttiva data dal dolore, che può essere immediata o procrastinata quando si presenteranno le condizioni opportune (anche in vite successive), in cui avviene un ravvedimento, e una presa di coscienza.

Una fase di consolidamento dell’apprendimento della lezione da imparare, attraverso una vita vissuta in armonia con la Legge. Questo è in super sintesi il ciclo della redenzione.

In questo modo viene sempre rispettata la libertà della prova e della sperimentazione, senza mai violarla: avviene il progresso e l’evoluzione dell’individuo e lo sviluppo delle proprie qualità per proprio merito e fatica, e in tutto ciò risulta sempre presente la Legge che mai lascia abbandonata a sé stessa la propria creatura.

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Veniamo ora alla seconda Legge e vediamo come l’Amore si innesti nella Giustizia senza contraddirla affatto.

L’Amore insegna all’uomo il cuore della Legge.

Questa è la legge del dono gratuito, di una economia in perdita che si apre all’Altro, del corrispettivo della gioia e di una vita piena: di un amore senza il calcolo del ritorno, senza il sacrificio per la ricompensa, di un obbligo sacrificale alienante e mortifero. La legge di Amore rappresenta la lingua che Cristo ha parlato e vissuto: è la legge del perdono che annulla lo spirito di vendetta “dell’occhio per occhio e dente per dente” della legge Mosaica.

Questa legge di Amore annulla però quella della giustizia intesa come punizione fine a sé stessa, tipica della giustizia umana, che è completamente diversa da quella menzionata sopra, cioè la Giustizia Divina, il cui scopo ripetiamo non è altro che il recupero della creatura che si è smarrita, allontanandosi da Dio. La annulla nel senso che l’Amore si erige come un imperativo categorico che l’uomo deve imparare a d attuare abbandonando le vie dell’odio, della giustizia sommaria, e della vendetta appunto.

La legge di Amore e del Perdono infatti è sempre pronta ad intervenire là dove vi è pentimento sincero, riconoscimento di Dio, basti vedere l’esempio di Dismas sulla Croce (uno dei due ladroni legati al destino di Gesù) , che con il Riconoscimento di Cristo e il suo rimorso, ottiene il perdono e  la salvezza della propria anima.

La legge del perdono innesta la Grazia nella nostra applicazione intransigente della legge di giustizia, che altro non è che un vendetta mascherata!

Ora il ravvedimento, il rimorso di coscienza, il sincero e angosciato pentimento esprimono di per sé una presa di coscienza che automaticamente pone l’essere in una posizione interiore completamente diversa da quella del “peccatore incallito” e del ribelle.

Già questa nuova postura interiore è di per sé correzione dell’errore precedente, è già conversione, risveglio, ed è per questo che la punizione della legge del ritorno, o legge del Karma, secondo cui ad ogni causa dovrà corrispondere un effetto, si annulla, o quantomeno si attenua molto.

Poiché il pentimento, il rimorso che cosa sono se non nuove cause che generano nuovi effetti? 

E se degli effetti, in direzione contraria alla Legge, sono stati ormai lanciati in passato come forze che devono ormai necessariamente esaurirsi contro chi liberamente le ha generate, non sarà forse possibile che le nuove cause, questa volta lanciate in direzione della Legge, non mitighino molto, se non addirittura annullino queste forze contrarie che sarebbe pronte a ritorcersi su chi le ha generate?

Una volta imparata la lezione (dell’Amore) quale senso avrebbe una correzione?

È scritto infatti “Le son perdonati molti peccati perché ha molto Amato

Così vediamo che l’Amore allora non entra affatto in conflitto alla Giustizia, né con quella umana, che viene ampiamente superata, né tanto meno con quella Divina, dove i due aspetti si conciliano e si armonizzano; e dove Dio non si contraddice affatto, e dove il ravvedimento e il rimorso sono le condizioni interiori necessarie affinché si applichi la Misericordia  e l’Amore, a patto che poi la creatura rimanga nell’ordine etico della Legge di Amore.

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Una chiosa finale sul ravvedimento. Ma non è forse il sintomo di un malessere, di una sofferenza, di un dolore, di un trauma che ci aprirà la strada della conversione? Non è il dolore il grido di aiuto che invoca la propria stessa guarigione e apre le porte a Dio?

E allora quel dolore che molti di noi considerando una persecuzione divina, non è esso stessa nella sua forma di giustizia equilibratrice al contempo la mano d’Amore del Padre che salva?

3 pensieri riguardo “La Giustizia e l’Amore Divino: la prima e la seconda legge.

  1. Il perdono sincero e profondo…..rimane per me una delle cose più difficili da applicare.

    Forse perdonare deve essere proprio una scelta profonda e consapevole e fidarsi a Dio.
    😏‼️

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    1. Ciao Alessandra penso che il perdono sia in fondo accettare e vedere l’Altro per quello che è. Certo non è facile. Ma penso sia anche una possibilità che ci diamo, nel momento in cui rinunciamo ad una quota del nostro Io.
      Più Io= meno Tu. Più Io= meno Amore. Più Io= meno Perdono.
      Ovviamente per noi il perdono è come un lutto, richiede tempo per essere elaborato. Possiamo rimanere attaccati al passato con rabbia e rancore, e continuare a soffrire, oppure liberarci, rielaborando le nostre ferite, che rimangono, ma che acquistano un’altro significato.

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