La Via Lunga e la Via Breve dell’Evoluzione

Oggi affrontiamo il percorso della nostra Evoluzione Spirituale analizzando le 2 vie, una lunga e l’altra breve, attraverso cui questa si realizza.

Nei diversi articoli già pubblicati sul blog abbiamo ormai capito e individuato come l’evoluzione sia il fine ultimo delle nostre esistenze, e come questo fenomeno sia guidato dalla sapiente presenza della Legge, entro cui, anche se a nostra insaputa, siamo immersi e ci muoviamo, e da cui l’Essere non può uscire, poiché la Legge, rappresenta il Tutto Abbracciante, al di fuori di cui nulla esiste.

La Legge, come più volte è stato sottolineato, non è mai coercitiva, e non lede mai la libertà dell’individuo. Tuttavia la Legge non è solo un Pensiero Direttivo che regge il Creato e l’Universo, ma anche una Volontà che si vuole realizzare, e ciò che vuole, attraverso l’evoluzione, è la Salvezza delle creature immerse nell’Anti-Sistema, per ricondurle al Sistema. Per maggiori approfondimenti sul Sistema e l’anti-Sistema, rimando qui.

Per permettere allora che la Volontà della Legge si realizzi, il dolore diventa lo strumento indispensabile di correzione pedagogica per la creatura caotica e ignorante, che cerca la felicità per vie sbagliate.

Ecco allora che la via lunga si realizza attraverso il dolore, come risultato dei nostri errori e deviazioni rispetto all’Ordine della Legge, rappresentando l’effetto di una disarmonia, di un movimento caotico, di una forza lanciata in direzione anti-Legge.

Il dolore che ricade sulle nostre teste, dunque, non è altro che l’effetto di una causa lanciata in un passato più o meno lontano, che può essere stata generata anche  in vite precedenti, e che scarica la propria forza nella nostra attuale esistenza, e che, come tale, non può che essere sopportato e assorbito pazientemente.

In sintesi il ciclo lungo dell’evoluzione si presenta così:

  1. Ignoranza 
  2. Tentativo
  3. Errore
  4. Dolore
  5. Espiazione
  6. Comprensione
  7. Conoscenza

Il dolore, dunque, è giustificato dalla nostra posizione nell’Anti-Sistema, come Esseri capovolti rispetto all’Ordine della Legge, ma questo non è una condizione presente nel Sistema, e quindi tende ad annullarsi, mano a mano che l’Essere si evolve e si avvicina al Sistema. Cosí la sopportazione stoica del dolore non rappresenta in sé una virtù, ma una condizione negativa legata alla nostra posizione evolutiva: la sopportazione rappresenta una virtù solo esclusivamente per quella quota di dolore passato che abbiamo generato e per cui siamo destinati a riceverne gli inesorabili effetti.

La vera virtù allora sta in tutte quelle qualità che hanno in sé la capacità di non generare dolore in futuro.

La vita nel Sistema è rappresenta dalla felicità dell’Essere, quindi non vi è motivo per chi segue la Legge di vivere nel dolore e nella sofferenza. 

Dunque per poter evitare il dolore, bisogna seguire i Principi della Legge, diventando saggi, e conoscendo il terreno in cui ci muoviamo, fatto di equilibri e di regole immutabili. Ecco perché l’Evoluzione è anche affinamento di intelligenza, di lungimiranza, dove la Conoscenza sostanziale trova attuazione nelle nostre scelte e possibilitá esistenziali.

Se non possiamo fare nulla ormai per gli errori del passato, se non rassegnarci alle sue conseguenze,  possiamo invece fare qualcosa nel presente, per seminare, per noi stessi, un destino positivo e felice, attraverso le scelte e i comportamenti più opportuni.

La via breve consiste, infatti, proprio nell’indirizzare le nostre Esistenze, attraverso scelte che siano in Armonia con la Legge e i suoi Principi.

La via breve è una via preventiva, che anticipa il futuro, attraverso un comportamento virtuoso, in vista di una completa felicità.

Quello che stiamo dicendo però non deve rimandare ad una felicità nell’al di là, ad una vita di mortificazioni e rinunce nella vita attuale, in vista di un premio finale. 

Poiché la nostra posizione evolutiva è già giudicata nel qui e ora, attraverso le qualità del nostro Essere, dove, anche se non ne siamo del tutto consapevoli, siamo già salvati o condannati dalle forze positive, virtù, e da quelle negative, vizi, che costituiscono la nostra personalità.

Se il passato rappresenta il nostro vissuto ed è conservato nel nostro subcosciente, e rivive attraverso gli effetti che arrivano nel nostro presente, cercando deterministicamente la propria continuazione, attraverso istinti e pulsioni; il presente è invece la zona cosciente della possibilità, della scelta e della trasformazione; a patto che però l’Essere decida di seguire la Legge, armonizzandosi in Essa, e non continui a seguire il determinismo dei propri impulsi inconsci. È nel presente infatti che costruiamo le basi del nostro futuro, che non avrà altra qualità che quella che corrisponde alla personalità che abbiamo costruito, in base ai nostri vizi e virtù.

È il nostro contenuto interiore che ci posiziona lungo la scala evolutiva, ed il giudizio della Legge si manifesta attraverso gli effetti che nella nostra vita si concretizzano.

Non bisogna però farsi ingannare dai risultati a breve termine delle nostre azioni, che possono portarci fuori strada, quando miriamo al massimo utile possibile nell’immediato, senza guardare agli effetti a lungo termine che le cause da noi poste possono generare.

Infatti, attraverso l’inganno e la forza, possiamo anche ottenere una situazione vantaggiosa, nell’immediato, ma che sarà destinata presto o tardi a ribaltarsi, essendo stata ottenuta con metodi (astuzia-forza) anti-Legge.

La via breve è infatti l’attuazione di comportamenti, ma ancora prima di pensieri, e quindi intenzioni, che siano adeguati alla Legge di Dio: onestà, rettitudine, amore altruistico, umiltà sono alcune delle virtù che dobbiamo acquisire per muoverci in sicurezza.

La virtù è qualcosa che dobbiamo pretendere da noi stessi, e che è acquisibile anche attraverso un proprio esame di coscienza, una sorta di auto-psicanalisi, che mira a scovare i nostri vizi, per attuare il cambiamento di orientamento delle nostre vite, e migliorare le nostre attitudini e che saranno la garanzia della nostra felicità, che sia qui o in qualsiasi altrove.

Così il comportamento etico rappresenta la via breve dell’evoluzione. Ma una via etica che non si basa su principi eteronomi, su una precettistica e norme dettate da una autorità; ma bensì autonome, proprie, interiori, che però necessitano l’adeguata maturità e responsabilità dell’individuo. 

Chi non è in grado di auto-disciplinarsi, è meglio che segua dei precetti pre-confenzionati, come possono per esempio il decalogo della legge mosaica, o le norme morali dettate dall’autorità di un governo o di una professione religiosa.

L’auto-disciplina necessità infatti aver fatto propri i Principi della Legge, non solo in via teorica, ma pratica, per attuarli.

Infatti il rischio di un’autodisciplina secondo coscienza, pone il pericolo di cadere comunque in errore, nonostante la nostra innocenza. Infatti ogni deviazione dalla Legge,  seppur approvata dalla nostra coscienza, che è pur sempre relativa e non rappresenta l’Assoluto, implica poi la relativa cura correttiva, per arrivare a comprendere la norma di comportamento e meglio e affinare la nostra stessa coscienza,  in modo che  sia sempre più risvegliata.

La coscienza non parla infatti allo stesso modo per tutti, segno che essa è in rapporto all’evoluzione individuale e non è garanzia assoluta di giustizia e rettitudine secondo i Principi della Legge.

Seppur è auspicabile seguirla, essa va affinata: infatti la coscienza va stringendo le sue maglie mano a mano che l’Evoluzione avanza, facendosi più rigida e rigorosa.

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