“Se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile” (Matteo 17,20)
Potremmo definire la fede come la certezza della nostra origine divina: cioè la nostra appartenenza filiale all’Eterno come Scintille Divine, da Lui generate e partorite di pensiero.
*****
La parola fede, deriva dal latino fides, che significa fiducia. La fiducia la si ha quando si crede per esempio in qualcuno, ma aumenta in proporzione a quanto più questo qualcuno è conosciuto. Per questo dobbiamo innanzitutto far distinzione tra il credere ed il conoscere.
Fede dunque equivale a coscienza, consapevolezza della nostra natura reale, cioè prettamente spirituale.
Ma facciamo ora un passo indietro necessario per spiegare quelli che sono i gradi con cui la fede si esplica e mano a mano matura e si radica.
*****
Partiamo dunque dal credere.
Credere è un atto di fede; credere è un punto iniziale necessario che ci avvia verso il conoscere ed il sapere.
Le perplessità e gli scarsi risultati nel campo di una conoscenza universale completa, che sia in grado di orientare l’uomo ad un sapere che comprenda anche la realtà dello spirito, soprattutto nell’ambito positivo della scienza, derivano a mio avviso, da quel suo atteggiamento tipico che è quello del dubbio.
Si parte da un’atteggiamento negativo di dubbio, per cercare una verità affermativa di conoscenza.
Che è come mettere la testa sotto la sabbia per cercare di guardare il cielo.
L’atteggiamento sciettico, il dubbio persistente, la ricerca di prove tangibili, è ,a mio umile intendimento, il modo più sbagliato per approcciarsi alle Verità dello Spirito, alla Realtà di Dio.
Dio non si dimostra; si sente e si vive.
Dio non può essere definito, misurato, pesato, parcellizzato, riprodotto, testato.
L’uomo vorrebbe porre Dio sul proprio piano, alla propria misura delle cose, perché capace solo di portare le cose al proprio livello, all’interno della propria forma mentis, e incasellarlo dentro le proprie categorie mentali.
Invece di aprirsi a Lui, di cercare di elevarsi con il proprio spirito verso le supreme altezze della Sua Legge, non fa il minimo sforzo in tal senso, e pretende di ridurre Dio alle sue convenzioni e capacità mentali.
Incapace così di trovare con la ragione e i sensi la Verità, la nega e lì si ferma, fermando il suo progresso interiore, e la propria evoluzione.
Se non fosse per la Legge, i cui ingranaggi dell’evoluzione fa muovere al di là dell’inerzia umana, l’uomo da solo non avanzerebbe di un passo.
Come abbiamo già spiegato qui, attraverso il dolore, l’essere umano è incalzato nel rispetto della propria libertà di scelta, a procedere innanzi, a risvegliare la propria coscienza sopita e a sviluppare una sempre maggiore sensibilità interiore.
****
Ritorniamo ora al primo tassello della fede: il credere.
Credere non significa in questo caso essere degli ingenui manipolabili, o come molti, in senso denigratorio, dicono dei creduloni, ma è un atteggiamento possibilista, una apertura al nuovo che si ha quando la conoscenza non è stata ancora acquisita.
Credere dimostra un atteggiamento di apertura quindi.
La fede a questo punto fa nascere in noi un presentimento di verità.
Non sappiamo ancora con assoluta certezza che una cosa sia, ma presentiamo che sia; nasce in noi un sentimento di fiducia che ci dice: è così!
****
A questo proposito vi porto un esempio personale, solo a scopo chiarificatore.
Quando a 18 anni lessi il mio primo libro dei coniugi Givaudan, in cui si parlava dei viaggi astrali e delle esperienze extra corporee, rimasi colpito da quelle testimonianze anche se mai nessuno me ne aveva parlato e prima di allora non avevo esperienze in tal senso. Ciò nonostante una voce interiore mi faceva sentire come possibili e vere tali esperienze, prima ancora di sperimentarle e conoscerle: fu allora per me un atto di fede prendere come veritiere le loro asserzioni.
Fu solo qualche tempo dopo che passai dal credere al conoscere, facendo direttamente queste esperienze astrali.
Il mio primo passo fu dunque sentire possibile questa cosa, credervi, e poi volere e desiderare tali esperienze.
*****
Così la fede è qualcosa che matura in noi per gradi, e sempre aumenta con il nostro contatto con il Divino e che come espresso dalle parole del Cristo può giungere a dire a una montagna spostati e quella si sposterà!
Cioè significa aver portato il proprio essere a quel grado di purezza, consapevolezza e trasparenza da essere in grado di plasmare le energie, trasformarle, così come avviene anche in taluni fenomeni medianici, in cui lo spirito assurto ad un certo grado di coscienza è in grado di manipolare e plasmare le energie e la materia.
*****
Così si passa dal semplice, ma pur importante presentimento, al conoscere vero e proprio. Come abbiamo detto all’inizio la prima e più importante conoscenza, punto iniziale di un cammino spirituale è la presa di coscienza di sé stessi: Nosce te Ipsum, appunto la certezza della nostra origine divina.
In noi il Padre ha posto il Mistero, e la possibilità di dischiuderlo.
In noi stessi vi è la Verità, e questa verità può essere direttamente conosciuta, senza intermediari, da ogni essere quando questo sa porsi nelle adeguate condizioni di sintonizzazioni e risonanza con la Legge.
Più l’essere è puro ed evoluto, e più pura, pulita, chiara ed evoluta sarà la sua forma ricettiva.
La Sorgente di Amore e di Pensiero emette continuamente e irradia ovunque e sempre la Sua Voce: la stazione ricevente, cioè noi, possiamo, poste le adeguate condizioni interiori, ricevere e conoscere, fin alla possibilità di unificarci con la Sorgente stessa come i mistici di ogni tempo e luogo hanno fatto.
La Fede come una semente sempre nuova è così atto creativo. Senza fede non si può giungere a conoscere le cose dello spirito, nemmeno sé stessi, nelle nostre regioni spirituali più profonde, alle nostre radici.
Fede è così apertura di mente e di cuore, e di anima. Non più razionalità fredda e chiusa, ma cuore che ama ed “io” che si annulla per risorgere nuovo e più grande.
Fede diventa quindi abbandonare le nostre verità relative, e in gradi e approssimazioni successive, ritrovarsi più in Alto, avvolti dalla Verità Universale; vibrando in più alte frequenze e sperimentando la reale sensazione di essere spirito, disidentificati dal proprio corpo terreno, andando oltre la propria ragione che servirà solo come mezzo per analizzare la propria esperienza, ma non per viverla.
Condivido il pensiero di sacrificio. Sacrificare i rami secchi(tendenze inferiori). Rimango invece sbalordita che in questi momenti, molti che si spacciano spirituali facciano discorsi e incoraggino in direzioni che tutto sono che elevate. Troppi falsi profeti.
"Mi piace""Mi piace"
Molto bello…..più ti apri a Dio più lo percepisci dentro di te!
😊
"Mi piace""Mi piace"
Già davvero è così🌺🙏😍
"Mi piace""Mi piace"