La funzione dell’Amore di Cristo di fronte alla Giustizia della legge del Padre

In questo articolo vediamo come si pone l’Amore portato e insegnato da Cristo con la ferrea legge di Giustizia propria della legge di Dio.

La legge di Giustizia si pone come un principio di tipo maschile, rigido, inflessibile, sempre pronto a riequilibrare ogni deviazione dell’individuo di fronte all’ordine stabilito dalla Legge. 

L’amore di Cristo invece si pone come un principio di tipo femminile, fatto di bontà e sacrificio, sempre disposto al perdono e fatto di dedizione verso i propri figli.

Dio è il padre con una funzione di giustizia, Cristo è la funzione d’amore che completa la funzione del Padre.” (Pietro Ubaldi, La tecnica funzionale della legge di Dio)

Così il Padre è Dio nel suo aspetto Legge, Cristo è Dio nel suo aspetto Amore; e noi siamo i figli, ribelli e in evoluzione che sulla Terra vengono ad apprendere le lezioni che devono ancora imparare, liberi ma immaturi, e che quindi, seppur protetti dalla bontà di Cristo, dovranno sperimentare anche tutta la conseguenza delle loro azioni sbagliate e devianti rispetto ai Principi della Legge.

L’amore non esclude la giustizia, e viceversa.

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Ora vediamo di capire come questo trovi la sua applicazione pratica nella nostra vita.

Intanto è bene capire quale fu la Missione che Cristo ha compiuto con la Sua manifestazione nel tempo. 

Egli è venuto quale Redentore, in qualità di Esemplificatore della Legge, cioè ad insegnare a tutti noi, come ci si deve comportare per ritornare alla Casa del Padre, cioè passare dalla vita dell’Anti-Sistema, a quella del Sistema.

Cristo personifica, per chi ha acquisito una certa sensibilità e intendimento  spirituale, l’Esempio e L’ideale per antonomasia, cioè il bio-tipo super evoluto, disceso dalla perfezione del Sistema a cui appartiene, all’imperfezione dell’Anti-Sistema, allo scopo di Insegnare ed Ammaestrare, sia attraverso la parola, ma soprattutto con il proprio vissuto, gli esseri umani su come dovrebbe essere vissuta la vita di tempo per raggiungere il fine, cioè il ritorno al Sistema, alla pienezza dello vita dello Spirito.

L’Amore di Cristo si spinge fino all’olocausto di Sé stesso: Cristo fa dono di ogni Sua energia, delle Sue prerogative Divine e vive a pieno il dolore, il sacrificio, e la fatica della redenzione evolutiva dell’umanità, scendendo da un piano per noi inconcepibile, quale è quello dell’Assoluto, fino ad arrivare nel piano più basso ed involuto dell’Universo quale è la Terra. Già solo questo atto, questa riduzione di potenziale, questa compressione di Energie, questo rendersi uomo tra gli uomini è di per sé un’azione di un Amore, Bontà e Misericordia, che va oltre ogni umana comprensione e capacità.

Cristo adatta la Legge al nostro piano, umanizza la concezione, per noi spaventosamente profonda della Legge, la porta dalle irraggiungibili altezze dell’Assoluto fino al nostro livello, perché essa possa meglio funzionare nel particolare della nostra vita. Ecco che Cristo di fronte al Padre rappresenta la funzione dell’amore, che funge da intermediario tra la violazione e l’ordine stabilito dalla Legge” (Pietro Ubaldi, La tecnica funzionale della legge di Dio)

Purtroppo ci è stato sempre fatto credere, che Cristo abbia con il Suo sacrificio assolto da solo il compito della Redenzione, togliendoci dall’onere di compiere noi a nostra volta, sulla nostra pelle lo stesso cammino. Ovviamente non può essere così.

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L’essere umano è invece chiamato a ripetere lo stesso percorso Cristico, cioè a guadagnarsi con la propria fatica, il proprio dolore e sacrificio evolutivo, il proprio rientro nel Sistema e la conseguente Salvezza. Ricalcare le orme di Cristo, nella sostanza, diventa quindi un nodo fondamentale se l’essere umano vuole evolversi: da qui non si scappa.

C’è chi potrà dissentire, obbiettare, criticare, deridere…fa lo stesso, il risultato non cambia. L’uomo come sempre è libero di fare della propria vita quello che vuole: nel tempo, sulla Terra, l’essere umano gode di quel principio di Misericordia e di Amore, che gli consentono la libera sperimentazione, libertà necessaria per l’apprendimento, ma questa Misericordia che rappresenta una sorta di “elasticità” della Legge, con cui le prove vengono dilazionate, diluite, troverà poi la sua cessazione, per dare spazio alla Giustizia.

Cristo rappresenta l’amore della madre che si interpone tra la Legge ed il colpevole e modera la severità del Padre, in quanto rappresenta il principio di elasticità, che si aggiungere alla fermezza della giustizia senza violarla.”  (Pietro Ubaldi, La tecnica funzionale della legge di Dio)

Ecco che l’Amore e la Misericordia hanno spazio nella vita di tempo, mentre la Giustizia trova la sua piena applicazione quando lasciata la nostra veste fisica, si dovrà pesare il proprio operato e valutare la propria condotta.

Ma non è ovviamente tutto. Anche nel tempo la Giustizia entra in atto, e lo fa quando la misura è colma, e si è approfittato della Bontà che aiuta e conforta. A quel punto quando abbiamo superato il limite di tollerabilità, concesso alla libera sperimentazione, la Misericordia si fa da parte per lasciare alla legge del Padre il compito di raddrizzare il ribelle. Allora il dolore busserà alla nostra porta, e come un uragano spazzerà via ciò che di negativo va liquidato, per adempiere a quella purificazione ed emendazione necessaria per salvare l’individuo da sé stesso e dai propri continui arbitri.

Questi esposti sono principi universali, indipendenti dall’appartenere ad un credo religioso. Il problema qui è uno ed uno solo quello della rettitudine. Se l’essere umano si comporta in modo caotico, violando l’ordine delle esatte leggi dello spirito, non farà altro che attirarsi per sintonia dolore e sofferenza. E’ come chi volesse violare le leggi della gravità cercando di non cadere lanciandosi nel vuoto, il che è impossibile. Allo stesso modo chi viola i principi di giustizia e amore della Legge non farà che precipitare spiritualmente e pagare il prezzo di tali scelte sbagliate.

La bontà e l’amore di Cristo non possono dunque annullare l’equilibrio dell’ordine e della giustizia della Legge, ma vi è di più. Ad una più attenta analisi scopriamo che nella stessa legge di Giustizia vi è la stessa legge di Amore. Se il dolore mi sferza, questo mi flagella per salvarmi dai miei errori, e questo stesso dolore diventa nelle mani sapienti della Legge un atto di amore che vuole preservarci dalla nostra stessa auto-distruzione.

La legge del dolore, nel tempo, è legge di amore!

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L’uomo vorrebbe sempre godere della bontà che lo accarezza, per approfittarsi della situazione e fare i propri comodi, ricercando una felicità a buon mercato: egli non sa usare del proprio tempo e della propria libertà per evolversi, ma solo per sfruttarla per il proprio vantaggio egoistico. L’essere umano è un opportunista, che posto nella condizione di scegliere, sceglie sempre ciò che a lui torna comodo, facile, e vantaggioso. Non è un essere cosciente e responsabile, ma è come un pazzo che lasciato a sé stesso, potrebbe nuocere ad altri e a sé medesimo.

È inevitabile allora che vi sia una Giustizia che possa raddrizzare la sua la rotta, che lo limiti nella sua pazza condotta, e furia di colpi e contraccolpi, risvegli la sua intelligenza e coscienza.

La Giustizia di Dio inoltre, non è come quella umana, che è solo punitiva e mai educativa. La Giustizia Divina, al contrario, vuole far evolvere l’individuo, è pedagogica, è come abbiamo visto in sé piena di Amore e Bontà, perché mira alla salvezza e all’educazione dell’essere umano. È sempre proporzionata alla sopportazione dell’individuo, diluita -per Misericordia e Amore– per consentire un avanzamento: siamo noi che quando il dolore ci colpisce peggioriamo con la nostra ribellione la situazione, rendendo poi la situazione insostenibile!

Siamo noi che non sappiamo accettare la prova, e imprecando, ci ribelliamo ad essa, commettendo nuovi arbitri a cui corrisponderanno necessariamente nuovi dolori!

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La legge d’Amore è sempre stata e sempre sarà presente anche nell’oltre limite. L’equilibrio della vita nel Sistema si basa sulla continua donazione delle proprie energie agli altri, e a nostra volta, dagli altri, riceviamo ciò che ci necessita, il tutto sempre entro l’ordine stabilito dalla Legge. La vita nell’Infinito è dono, si crea per donare, si vive per irradiare senza nessun pensiero egoistico. Se non vi fosse stata questa legge d’Amore, noi ribelli, anziché precipitare ed involverci, ed avere la possibilità di riscattarci facendo il cammino contrario in senso evolutivo, saremmo stati distrutti nel momento stesso in cui abbiamo emesso il primo pensiero di prevaricazione nei Cieli Infiniti. Invece l’Eterno ha creato un ambiente atto donarci la possibilità di ritornare a Casa. Le manifestazioni d’Amore della Legge sono incessanti, e se non fosse per la presenza amorevole della Legge, probabilmente il nostro pianeta si sarebbe già distrutto da tempo.

Nel profondo di tutte le cose, vi è invece sempre l’intima presenza della sostanza e del pensiero di Dio, che guida l’Universo ed ogni cosa in esso, al proprio riscatto. L’Universo si evolve con noi, e noi con esso. Potremmo parlare di una sorta di Redenzione Cosmica, di un ritorno all’Unità dell’intera creazione, di un processo doloroso e faticoso, in cui gli elementi frammentati e polverizzatisi con la Caduta, si ricostruiscono in unità collettive sempre più grandi, e dove a questa ricostruzione partecipa tutto il creato che soffre con noi, anche se gli unici colpevoli della Ribellione siamo noi esseri umani. Ancora dunque un’altra manifestazione di Amore dell’Eterno.

Ma è altresì ovvio che nulla ci spetta se non è guadagnato e meritato. Come potrebbe essere altrimenti? Così le lezioni devono essere imparate tutte, ad una ad una. L’essere si deve ricostruire e deve farlo con il proprio sudore!

L’Ordine va ristabilito, e l’essere umano deve soddisfare anche il principio di Giustizia per riguadagnarsi il proprio posto nel Sistema.

Nulla ci può essere tolto della nostra fatica evolutiva. L’Amore ci accompagna, ci sostiene, ci incoraggia, ci insegna; la Giustizia ci riporta in riga, ci richiama al nostro dovere, ci disciplina e ci incatena all’inesorabile esigenza di evolverci.

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L’Amore ha poi un altra grande funzione. Se l’essere umano nel tempo capisse e facesse suo, applicandolo con perseveranza e dedizione il comandamento dell’Amore, scoprirebbe che il proprio peso karmico, legato all’inflessibile Giustizia, sarebbe alleggerito! Il pagamento del debito sarebbe ammorbidito, pur rimanendo esatto, se l’uomo adempisse al comandamento Cristico: “amatevi gli uni gli altri come Io vi ho amato“! In pratica, facendoci dimentichi del nostro peso, della nostro karma, ma prendendo su di noi quella del fratello, il nostro peso, il nostro affanno vitale, sarebbe alleviato! Invece noi cosa facciamo? Tutto il contrario! Prima diciamo: “devo amare me stesso”… e poi se avanza qualcosa darò agli altri. Infatti i risultati di questo pseudo amore, che io chiamo egoismo, lo abbiamo sotto gli occhi costantemente. L’unica valenza di quello che noi chiamiamo “amore per noi stessi”, è inquadrarci entro l’Ordine della Legge, che di fatto comporta rispettare e obbedire ai Suoi principi e al contempo amare il prossimo. Non vi è altro.

Bibliografia di riferimento: La tecnica funzionale della legge di Dio, Cristo e la Sua legge (Pietro Ubaldi)

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