Psicosintesi Spirituale: 4/5 -trattamento, cura e finalità-

Giunti a questo punto vediamo come si dovrà svolgere il trattamento.

La ricerca dello psicanalista si svolge in due momenti:

  1. Ricerca dell’origine e del decorso della malattia, stabilendo una diagnosi del problema e del male che affligge la persona
  2. Trattamento, eliminando il contrasto e gli attriti che causano la malattia, integrando e accordando gli opposti (inconscio e conscio, irrazionale e razionale)

Lo scopo della cura è quella di guarire la ferita psichica orientando le energie psichiche liberate e nuovamente disponibili, lasciando sfogare per il giusto cammino (giusto gradiente) e non per la via sbagliata. Quindi senza andare a rimuovere o sopprimere gli impulsi della vita, ma correggendo ciò che si era distorto e aveva preso una via deviata e patologica, sostituendola con una via retta e sana.

Come ci indica Ubaldi, nel suo volume Principi di una Nuova Etica, cinque sono i mezzi a disposizione dello psicanalista:

  1. L’analisi della struttura della personalità, osservandone gli impulsi istintivi, per ricostruire la storia del paziente
  2. L’analisi del prodotto spontaneo del subcosciente, come avviene per esempio con la libera associazione o la libera confessione
  3. L’analisi dei sogni
  4. Il trattamento per sostituzione del vecchio con il nuovo, innestandolo nel trasformismo dell’evoluzione
  5. Il trattamento per sublimazione, elaborando questa sostituzione in senso evolutivo, cioè una vita biologicamente più avanzata.

Per alcune persone, l’analisi della propria struttura personale è un lavoro che può essere svolto anche in modo autonomo, osservando se stessa: facendo quindi una sorta di auto-psicanalisi. Un esame di coscienza che permette di sondare il proprio intimo e i propri segreti in modo anche più completo, se fatto con estrema onestà, spontaneità e sincerità. Ogni persona può così diventare l’osservatore di se stessa e trovare la propria via di comunicazione con i contenuti del subcosciente che farà emergere dal profondo, andando alle origini delle intenzioni e motivazioni dei nostri pensieri e quindi delle nostre stesse azioni.

Per fare questo tipo di esame di coscienza, occorre sondare nel nostro più intimo segreto, con occhio imparziale e senza alcun pregiudizio, per andare a rimuovere le resistenze e tutte le barriere inibitorie del controllo e dell’auto-critica, dietro la facciata delle apparenze dietro cui tendiamo a nasconderci e a camuffarci. 

Altrettanto sinceramente dovrebbe aprirsi con fiducia al proprio psicanalista, qualora intenda avvalersi di un aiuto che può risultare molto importante ed utile. L’atto della confessione di per sé rappresenta già un momento di liberazione della tensione interna, attraverso uno sfogo verbale ed emotivo riducendo il carico interno. 

Raggiunto così un primo stadio di tranquillità, si potrà iniziare il cammino opposto di correzione e di raddrizzamento.

Naturalmente lo psicanalista, di cui qui parliamo, deve essere una figura illuminata, che come abbiamo visto possegga anche una conoscenza spirituale completa, che ammetta e conosca non solo il concetto della reincarnazione, senza cui non potrebbe capire la causa di molte deviazioni patologiche, e della sua storia che inizia da molto lontano, ma anche capire il telefinalismo della vita, che sta nell’evoluzione, affinché non si debba solo curare il male del complesso, ma aiutando  il paziente a percorrere  una nuova strada , lo guidi verso la propria trasformazione evolutiva.

Con questo lavoro introspettivo, si devono andare a scavare i punti deboli del nostro io, da cui ha avuto origine la malattia, o che costituiscono una lacuna allo sviluppo integrale e completo dell’essere umano. Difatti non diventa un lavoro solo per il tipico paziente che si reca dal medico, ma un lavoro adatto a tutti poiché tutti, chi più chi meno, abbiamo le nostre debolezze e possiamo incanalare anche in via regressiva e involutiva le nostre energie psichiche, abbiamo blocchi e stasi di energie, conflitti e/o deviazioni più o meno marcate.

Il lavoro interiore richiede molto tempo, e mal si associa al tipo di vita della nostra società frenetica, in cui si ha poco tempo da dedicare al prossimo. Occorrerebbe che il medico passasse più tempo con il proprio paziente, addirittura portandolo fuori dal suo ambiente abituale di vita, dalle sue abitudini per poter meglio lavorare sulla plasticità della psiche del paziente. Lo stesso psicanalista dovrebbe rinunciare ad avere l’agenda piena di pazienti da vedere in serie, uno dopo l’altro, scegliendo così la qualità e non la quantità. Ma essendo preso anche lui dal vortice e dal sistema della nostra civiltà questo non gli è possibile, in tal senso dovrebbe fare una scelta radicale, difficilmente sostenuta dalla società.

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  • Trattamento per sostituzione e sublimazione

Veniamo ora al trattamento, una volta individuata la causa, si dovrà applicare un trattamento per sostituzione, cioè andare a innestare nuove cause, che produrranno così nuovi effetti. Questi nuovi impulsi hanno lo scopo di raddrizzare i vecchi impulsi lanciati in passato, e che, attraverso la continua ripetizione, si consolideranno in nuove abitudini, attraverso la tecnica degli automatismi, stratificandosi nel nostro subcosciente andando a formare i nuovi istinti, più evoluti, del nostro domani.

Il compito dello psicanalista è quello di provocare e dirigere il rilascio di nuovi impulsi correttivi da parte del paziente: si tratta di educare il paziente, attraverso una nuova sperimentazione affinché possa assimilare e trasmettere e immagazzinare nel subcosciente qualità migliori.

Il trattamento per sostituzione però non si deve limitare ad un “transfer di tipo orizzontale”, che come abbiamo visto, quasi spontaneamente avviene, lasciando l’individuo sempre allo stesso livello di prima, ma bensì avvenire “in senso verticale”, cioè evolutivo, attraverso la sublimazione degli impulsi.

Lo psicanalista si deve affidare a quel sano impulso vitale che vi è nell’essere umano, che anela alla crescita e al progresso, al perfezionamento, all’ascesa verso la felicità, che ho altrove chiamato istinto di evoluzione.

Ci sono individui che tuttavia, non essendo giunti ancora al giusto livello di maturazione, sono sordi e recalcitranti a concepire forme di vita superiori, immersi come sono nella propria ignoranza e il cui contenuto del subcosciente è pregno di ferocia e di sperimentazioni solo di un tipo di vita animalesco. 

Per costoro non saranno possibili che piccole sublimazioni, parziali, fino ad un limite tollerabile, ma che consenta comunque, anche nel poco di fare qualche passo in avanti. Una eccessiva richiesta di avanzamento potrebbe portare infatti ad avere l’effetto contrario: una nuova ribellione e inabissamento regressivo e involutivo, quindi l’effetto opposto di quello desiderato.

Il metodo di trattamento per sublimazione può essere applicato con tanta maggior ampiezza per questo, quanto più il paziente è evoluto. Il trattamento deve essere proporzionato alla comprensione e alla capacità di reazione dell’individuo.” (Pietro Ubaldi, Principi di una Nuova Etica)

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Per innestare questi impulsi di tipo elevante, è necessario e assai utile avere un modello da imitare accessibile e raggiungibile dall’individuo.

L’imitazione ha infatti un ruolo determinante nel comportamento umano. L’esempio è difatti uno dei metodi più persuasivi di convincimento ed educazione che esige poche spiegazioni e si imprime in modo incisivo nella nostra coscienza. Ecco che più che le teorie sono utili i sentimenti e le passioni che ci smuovono e ci risvegliano. Il Buddha fu più scosso dalla visione della vecchiaia, della sofferenza e dalla malattia che da teorie spirituali. Gli stessi imitatori di Cristo furono trascinati dal Suo Esempio che non dalla teologia!

Il modello imitativo è inteso come attrattività, spirito di emulazione, rispetto a qualità e prerogative sviluppate e manifeste da determinate individualità, che hanno un grande potere di persuasione e attrazione e che ci spronano a migliorarci senza trascurare le nostre tendenze personali, ma al contempo lavorare sulle nostre lacune al fine di uno sviluppo integrale della nostra individualità, cioè la piena realizzazione dello spirito.

A questo proposito ritroviamo nuovamente l’importanza dell’Ideale, ancora meglio quando questo è stato incarnato e vissuto realmente da qualcuno, e non solo predicato da un pulpito o da una cattedra.

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Il trattamento del complesso nevrotico in svolge in due parti fondamentali:

  1. La distruzione del vecchio, cioè della parte negativa
  2. La sostituzione con il nuovo, cioè della parte positiva

Qualsiasi distruzione del vecchio, quindi qualsiasi rinuncia, che non sia compensata da qualcosa di meglio, è anti-vitale, e quindi non può avere successo. Occorre quindi integrare con qualcosa di nuovo e positivo, la parte negativa che viene eliminata. Il metodo della sublimazione vuole occuparsi proprio di questa seconda parte.

Spesso questa sublimazione, se ben condotta dallo psicanalista, può avvenire per via spontanea, senza la consapevolezza dello stesso paziente, quindi inconsciamente: in altri casi, quando siamo davanti ad un essere evoluto, tale processo può essere condotto in coscienza e volontà, poiché l’individuo ha ben chiaro verso quali attività dirigersi e che direzione dare alla propria vita. L’essere ha raggiunto la consapevolezza del senso della vita e del suo telefinalismo..

In ogni caso sono auspicabili delle iniezioni di sublimazione, proporzionate alla capacità individuale di assorbimento e assimilazione.

In pratica può essere richiesto un sforzo di volontà da parte del paziente accompagnato anche dalla possibilità di trovare all’occorrenza un libero sfogo alle energie represse, causa della nevrosi, per trovare quel tanto di soddisfazione per calmare il complesso. L’arte della sostituzione del nuovo con il vecchio deve avvenire in forma intelligente, per gradi così da non generare nuovi traumi ed errori.

Se, da un lato, è necessario eliminare i complessi, dall’altro è indispensabile anche evolvere. Se esigiamo troppo sforzo in senso evolutivo, perseguitando il paziente, finiamo per generare nuovi complessi. Se, invece, lo abbandoniamo completamente al gusto dei suoi istinti inferiori, cureremo i complessi, ma non saremo maestri del progresso, ma del ritardo. La saggezza sta nell’equilibrio, per raggiungere il massimo risultato utile, sia nel campo del trattamento come nell’evoluzione; il giusto mezzo sta nel saper proporzionare il trattamento alle capacità di progresso e al grado di evoluzione dell’individuo.” (Pietro Ubaldi, Principi di una Nuova Etica)

Nella quinta e conclusiva parte vedremo una sintesi di quanto espresso con delle ulteriori ed importanti considerazioni .

Fine quarta parte.

Bibliografia di riferimento: Principi di una Nuova Etica (Pietro Ubaldi), Psicosintesi (Roberto Assagioli)

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