La vita sulla terra si basa su 3 leggi fondamentali. Chiunque, anche se ne è inconsapevole, ne è guidato; infatti queste leggi rappresentano per l’essere umano un comando a cui non può sottrarsi e a cui deve obbedienza e che esigono la soddisfazione attraverso tre istinti fondamentali: la fame, l’amore, l’evoluzione.
La fame è la prima legge e presiede all’istinto di conservazione individuale: esso giustifica l’egoismo quale funzione necessaria per la conservazione della propria vita. Questo istinto guida l’individuo nella lotta per la propria sopravvivenza. La vita esprime in questo modo la sua naturale tendenza egocentrica. L’individuo afferma se stesso e dice: io sono.
L’amore è la seconda legge e presiede all’istinto di conservazione della specie: questa legge è la continuazione e completamento di quella precedente. L’individuo non lotta solo per proteggere se stesso, ma anche la propria famiglia, che rappresenta un’estensione del proprio io. La vita si esprime non più in forma individuale ma in forma sociale, primo abbozzo di una forma di vita collettiva, preludio di organizzazioni più vaste (dalla famiglia, al gruppo, alla propria città, regione, nazione, razza, umanità, etc…): la posizione egocentrica rimane ma è più vasta. L’istinto maggiormente progredito dice: noi siamo.
L’evoluzione è la terza legge e presiede all’istinto di progresso e di espansione. Qui non si lotta né per la conservazione individuale, né per quella della specie, ma per la selezione del migliore. Lo scopo è portare la specie a forme di vita sempre più elevate. Questa legge si esprime come desiderio di miglioramento in ogni campo. Il nuovo istinto dice: noi avanziamo.
Come la seconda nasce dalla prima, questa terza è la continuazione della seconda, come un edificio, non si può costruire che partendo dal basso per poi salire: così l’evoluzione non si può attuare se non dopo aver consolidato le prime due fasi.
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La legge della fame non comprende solo la necessità del cibo e dello sfamarsi, ma evolvendo, è il centro di tutti gli appetiti dell’io, così come l’egoismo è il centro di tutti gli accrescimenti. Esso comprende l’acquisto ed uso dei beni materiali, la proprietà, il lavoro, la posizione sociale ecc…
La legge dell’amore, non comprende solo la funzione procreativa per la continuazione della specie, ma comprende la sessualità, la formazione della famiglia, l’educazione dei figli, i doveri dei genitori rispetto ai figli, e dei coniugi l’uno verso l’altro, l’affettività e il sentimento.
La legge di evoluzione, non comprende solo la bramosia di miglioramento delle condizioni materiali e di conquista, per cui si fanno anche le guerre e le rivoluzioni, ma anche il più sostanziale desiderio di miglioramento morale e spirituale, il quale si presenterà soprattutto con la maturazione interiore prima dei singoli individui e poi della collettività.
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“A queste tre leggi corrispondono tre forme di lotta: la lotta per la difesa di sé stesso, la lotta per la difesa della famiglia, la lotta per l’espansione materiale e spirituale. A queste tre leggi corrispondono anche tre principali organi del corpo: stomaco, sesso, cervello: e tre principali funzioni: la digestione del ventre, il sentimento del cuore, il pensiero della mente. Ad ogni funzione corrisponde un istinto e una specifica voluttà che è tentazione di eccesso e con ciò base di un vizio.” Pietro Ubaldi (Storia di un uomo)
Così ogni istinto ha un suo equilibrio, che trova nell’abuso una forma di danno. Ed ad ogni eccesso, in abuso, vi sarà una successiva compensazione in carenza.
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Tra i 3 istinti quello di evoluzione è quello meno consolidato, in quanto di nuova formazione, e quindi meno radicato in profondità. Pur essendo presente in tutti, spesso l’avanzamento spirituale ed etico è affidato ai pochi individui spiritualmente maturi in grado di trainare con il loro esempio le masse.
Nella maggioranza delle persone è quello più incerto, ancora non consolidato, come lo sono invece i primi due (fame e amore), quindi dai risultati meno comprovati e sicuri. Essendo un terreno nuovo, si procede per tentativi, e spesso si ha la tendenza a retrocedere verso i primi due istinti che danno più sicurezza alla propria conservazione. È una zona di maggior rischio, quella a cui la tendenza misoneista dell’essere umano oppone la maggior resistenza e a cui più si ribella.
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Queste tre leggi creano in noi un impulso che si manifesta come istintivo bisogno di appagamento che dona a noi gioia quando viene soddisfatto e, al contrario, dolore per la sua mancata soddisfazione.
“La natura premia con la gioia l’ubbidienza alla spinta che va verso la vita e punisce con il dolore la mancata obbedienza come l’eccesso e l’abuso (o la mancata soddisfazione), tutto quello cioè che va contro la vita.” (Pietro Ubaldi, Storia di un uomo).
Gioia e dolore che così si raffinano e si sottilizzano, come si raffinano e civilizzano gli istinti, allontanandosi sempre più dal piano animale e avvicinandosi al piano spirituale.
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A queste tre leggi corrispondono tre egoismi di diversa ampiezza. Il principio egocentrico della vita che dice “io” viene sempre rispettato, poiché non può esistere la vita senza individuazione dell’essere, quello che cambia è che il principio egocentrico-egoista proprio dell’istinto di conservazione individuale, si dilata aumentando l’ampiezza del suo abbraccio e della sua inclusione, prima nell’istinto di conservazione della specie e poi ulteriormente dilatandosi nell’istinto di progresso ed evoluzione.
L’io diventa noi, e riconoscendosi parte dello stesso insieme, del tutto, non si distrugge ma si amplifica: se muore, disfacendosi come tendenza individualistica, è solo per rinascere in forma più evoluta come tendenza collettiva. L‘altruismo non è altro, dunque, che una forma di dilatazione massima del proprio egoismo che potrà accogliere tutti come parte di se stesso: l’io in definitiva supera le barriere che lo separano dagli altri, e riconosce nell’altro sé stesso.
“L’altruismo è considerato virtù perché è superamento, cioè dilatazione di coscienza individuale, cioè ascesa evolutiva.” (Pietro Ubaldi, Storia di un uomo)
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Il passaggio da un tipo di egoismo ad uno più vasto, cioè la formazione dell’altruismo, è un processo faticoso. E in questa fatica vi è la virtù.
L’evoluzione esige un lavoro. Chi non fatica non si evolve.
Infatti se è pur vero che amare è gioia, è pur vero anche che l’estensione del nostro amore è spesso limitato e abbraccia pochi esseri che ruotano intorno alla nostra esistenza, a cui, anche nei loro confronti, non riusciamo sempre e comunque ad essere in espansione, in apertura ed in comprensione.
Quindi poiché siamo tutti esseri in cammino, e nessuno è qui perfetto, presto o tardi, dovrà fare i conti con il proprio egoismo e con la necessità di vincerlo.
Ed è proprio lì che si fa fatica, è lì che avviene la rinuncia ed il sacrificio di sé, cioè nell’atto di superarsi!
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“Nella sua ignoranza l’uomo segue un cammino errato. Appena con l’amore egli dona, l’egocentrismo gli dà la sensazione di perdere e lo spinge a ritirarsi e a negarsi, facendogli così chiudere le porte verso l’espansione della vita. Così il passato e il basso, tendono a riportarlo nelle contratte posizioni di prima, e la liberazione per l’espansione non si raggiunge.” (Pietro Ubaldi, Evoluzione e Vangelo)
Per salire è così necessario vincere la resistenza alla propria auto-conservazione, che il nuovo istinto in formazione, quello dell’evoluzione, ci porta ad attuare. L’essere umano vorrebbe abbandonarsi alla gioia di donare, ma poi ha paura, si ferma, si ritrae nuovamente nel proprio egoismo, torna indietro sul terreno che gli sembra più sicuro: salvare sé stesso.
Così non è il sacrificio altruistico a frustrare l’individuo, ma bensì la sua incapacità a donarsi che frustra la sua spinta evolutiva.
Il dolore allora è dato dallo spezzarsi del guscio del proprio egoismo, che si dilata in altruismo; prodotto del proprio superamento evolutivo.
Il ritorno a Dio, che corrisponde alla massima gioia e felicità, non si può ottenere che attraverso la demolizione del proprio egoismo separatista e l’affratellamento universale.
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Tanto maggiore è gioia quanto l’essere passa dall’adempimento della prima legge (istinto di conservazione individuale), alla terza (istinto di evoluzione): ma per farlo occorre avanzare, lavorare attivamente a questo processo con consapevolezza, cura e attenzione.
Nel superamento evolutivo l’istinto di conservazione di sé, diventa istinto di conservazione anche per la vita dei propri simili. Istintivo e irresistibile è la protezione della loro vita, fino a poter giungere anche alla donazione della propria vita per quella altrui.
I santi, gli eroi, i martiri, manifestarono questa coscienza. Questa spinta si traduce anche nel desiderio di far ritorno a Dio non più da soli, ma insieme al resto dell’umanità, a cui ci si dona per farla avanzare e progredire spiritualmente. In questo è l’adempimento della legge evangelica dell’amore: “Ama il tuo prossimo come te stesso”.
Bibliografia di riferimento: Storia di un uomo, Evoluzione e Vangelo (Pietro Ubaldi)
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