Le rivoluzioni nascono di consueto da uno stato oppressivo, che trova in un dato momento storico, in un determinato luogo, tutto lo sfogo della forza accumulata da un popolo che si rivolta contro l’autorità. Spesso sono motivate da Ideali, che ne animano il movente, ma che ne subiscono una inevitabile distorsione quando per applicarli viene utilizzato il metodo della forza.
L‘ideale rappresenta un modello di vita più progredito, e quando esso discende in terra subisce una retrocessione involutiva dato dal suo adattamento alla forma mentale e alla realtà biologica in cui discende. Questo processo è però inevitabile e comunque fondamentale affinché si possa avanzare.
Così da una parte abbiamo l’ideale che vorrebbe imporre giustizia, onestà, sincerità, altruismo, bontà, collaborazione, diritti e doveri ripartiti in modo equanime, e dall’altra abbiamo la realtà biologica della nostra vita che si basa sul trionfo del più forte, o del più astuto, e che ha nel proprio personale interesse il fulcro della sua sopravvivenza.
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Il nuovo, manifestato dagli ideali, rappresenta il futuro che incontra il vecchio, cioè il passato, tenacemente radicato, che oppone la sua resistenza al cambiamento.
Il vecchio rappresenta il mondo saturo di animalità, rivoltato, ribelle, caotico e disordinato. Il nuovo rappresenta un modello più avanzato, fatto di maggior ordine, giustizia e incivilimento.
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La discesa dell’ideale è una irradiazione che proviene da Dio, che si fa immanente sul nostro piano, sospingendo l’essere umano ad evolvere e a salire, ma questo viene accettato e utilizzato dalla vita nella misura che serve ai suoi fini, nella misura in cui risulta pericoloso esso viene rigettato. Avviene così un accomodamento in funzione delle nostre esigenze contingenti che ne distorce e ne riduce la purezza e l’integrità.
Così ciò che assicura la sopravvivenza non è la morale superiore dell’ideale, ma la morale della sopravvivenza in terra. Esso diventa, allora, una copertura delle apparenze sotto la quale si cela il nostro interesse personale.
Non importa dunque che sia un ideale religioso, politico, sociale, morale, che venga sventolato, ma quel che conta è il tipo biologico che lo porta avanti; indipendentemente dal suo gruppo di appartenenza o da quello che predica. È il tipo biologico, cioè la nostra natura, con la nostra evoluzione, che, a conti fatti, determina i nostri impulsi e motiva le nostre azioni.
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Quel che la vita vuole prima raggiungere è il benessere materiale che gli garantisce la continuità del vivere sulla terra.
La conquista del benessere economico e materiale ed elevamento del suo tenore di vita è il fine che l’uomo si pone per garantirsi la sopravvivenza. La vita nella storia, con le sue rivoluzioni, ci parla di questo, dalla rivoluzione francese a quella russa. Ognuna di esse è fatta per sovvertire un ordine che si è imposto e che ha raggiunto la sua maturazione ed il suo termine finale, per poter avanzare in uno stato più progredito del precedente.
Le rivoluzioni rappresentano così un tentativo che la vita fa per fare uno scatto in avanti nel cammino dell’evoluzione, allo scopo di superare il vecchio modo di vivere per stabilirne uno nuovo, sovvertire il vecchio ordine e imporne un altro.
Queste avranno successo quando avranno una funzione biologica che le giustifica e sorregge: devono avere un valore positivo per l’esistenza, cioè che abbiano una funzione evolutiva.
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Le tappe con cui una rivoluzione si sviluppa sono le seguenti:
- Fase preparatoria, di incubazione, come di maturazione nel subcosciente collettivo.
- Fase esplosiva, con la sua realizzazione concreta: distruzione del vecchio e impianto del nuovo.
- Fase di assestamento e riposo: consolidamento della nuova posizione a creazione di un ordine legislativo nuovo che ne mantenga il nuovo ordine.
- Fase di esaurimento: cristalizzazione dell’ideale nella forma, e immobilità
A quest’ultima ne seguirà la preparazione in germe di una nuova.
Così ogni rivoluzione ha lo scopo di migliorare il livello della vita, salendo ad un più elevato livello biologico.
Una rivoluzione per la rivoluzione non serve a nulla, così come non serve una rinuncia per la rinuncia. Sarebbe anti-vitale. Il rischio deve valere lo sforzo ed arrivare ad un maggiore vantaggio!
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Dopo la sua esplosione il suo processo genetico si placa, si calma e riposa dopo la fatica e lo sforzo di imporsi, fintanto che si accumuleranno nuove forze che la storia, la vita, per nuovi capovolgimenti: in questo modo avanza l’evoluzione collettiva.
Quando si compie un avanzamento evolutivo, raggiunto l’apice dell’ascesa, la traiettoria ridiscende, ma non al punto da cui è partita, ma da uno più alto.
“Dopo le rivoluzioni che rappresentano da parte della Legge una reazione evolutiva in ascesa, si verifica al lato opposto da parte dell’essere una controreazione involutiva in discesa, per cui si tende a ritornare al livello precedente, senza però raggiungerlo (in questo consiste il progresso) ma fermandosi un po’ più in alto, in un punto più avanzato di quello da cui era iniziato il precedente movimento, dal quale punto inizierà il nuovo scatto in avanti” (Pietro Ubaldi, La discesa degli ideali)
Così anche in questo fenomeno vediamo il ciclo involuzione-evoluzione che regola ogni fenomeno del nostro universo! Difatti al punto precedente di una rivoluzione non si può tornare. Quando ne avverrà una nuova questa partirà da un punto più avanzato, più in alto rispetto al precedente. Il movimento segue la traiettoria della spirale, con momenti di continua espansione (evoluzione) alternati a quella di continua contrazione (involuzione) ma sempre salendo un gradino più avanti.
Questo processo è in sé molto lungo, laborioso soprattutto perché le rivoluzioni , sono un processo che vogliono cambiare più le condizioni esterne, materiali, economiche e di potere, quindi lambiscono solo la superficie e poco cambiano della natura dell’essere umano. Chi tanto ha subito, una volta che è posto al potere, tende a commettere gli stessi errori, in forma diversa ma sostanzialmente della stessa natura di chi è stato deposto.*
In definitiva sono altre le rivoluzioni che possono cambiare la direzione del nostro mondo, e sono quelle psicologiche, spirituali e interiori, come indicate per esempio dal Vangelo.
*(n.b.fase della retrocessione involutiva dopo l’espansione evolutiva della rivoluzione)
Bibliografia di riferimento: La discesa degli ideali (Pietro Ubaldi)
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Un pensiero riguardo “Il ruolo delle rivoluzioni nel processo evolutivo”