Preparazione al Natale – Messaggio Ultrafanico 2° parte-

Continuiamo la condivisione della seconda parte del messaggio che la Purissima Intelligenza, per Volontà di Legge, ha lasciato sul Cristo, facendo a questo seguire la meditazione sul testo. È possibile reperire l’intero messaggio, insieme ad altri nel primo volume di Brani Ultrafanici.

*****

“Raccogliete la parola che stabilisce un contatto fra gli abitanti del mondo fisico e l’Infinito, Io sono forza e pensiero, lo sapete da sempre, vi esorto ad ascoltare con l’alto udito d’anima. In questo attimo vi svestite della figura corporea, allentate le energie fisiche per spaziare in quel Principio di Luce, che si rende manifesto per grazia.

Che cos’è la grazia? L’ignorate? No. È uno stato di purezza che si innesta nell’anima quando questa sa librarsi come colomba verso l’Infinito.

Venite Meco! Guardate coi Miei occhi, ascoltate, e raccogliete.

Chi osa definire il Cristo? Gli umani hanno tentato tutte le vie, vi sono addentrati nei labirinti filosofici, vi sono portati qua e là, alla ricerca di documenti. Le voci di tramando molte volte si sono fermate, e nella traduzione si è incisa la parola, che non fu pronunciata, perché essa costituiva il mistero di Lui, Lui: il Cristo! Gesù! Due Nature Sostanziali, e qui è tutto il mistero. L’Una apparteneva all’Infinito, perché Unità Potenziale Assoluta; la Seconda apparteneva al movimento intrecciato della vita, ed era il veicolo, mediante il quale il Cristo Potenza si manifestava all’umanità.

Che cosa ha visto l’umanità di Lui, che cosa ha udito e che cosa ha raccolto? Si è raccolto ben poco, si è udito ancora meno, perché il sigillo ermetico di ogni Sua espressione è e rimane. “E allora a che ha servito il Suo passaggio sulla terra, se nulla dice, se tutto resta come se Egli non fosse venuto?”

Questa è l’espressione di coloro che non hanno inteso, che non sanno intendere, e che dovranno camminare assai, prima di poter dire: “si, Egli è”. Ma che cos’è, che cosa rappresenta, perché la tragedia si è compiuta, a quale scopo, se tanti altri prima di Lui e dopo ancora sono venuti? Si, sono venuti umanamente, come tutti voi, con qualche sigillo in più. La Verità chi l’ha posseduta, se non Lui?

La Sua figura bianca scompariva e riappariva, nella realtà di tempo: Egli era manifesto a coloro che sapevano guardarlo, e ognuno vedeva in proporzione della propria capacità sostanziale spirituale. Ecco perché Io dico: Non è stato visto, e ancora nell’ora vostra, nessuno Lo vede e pochissimi lo sentono.

Camminava Egli come tutti gli umani per le strade, lasciava la Sua impronta, il Suo piede fisico calcava la pietra, eppure sorvolava la pietra, sorvolava le acque, andava in giro, a fianco dei Suoi, e in un attimo era lontano. Può un uomo fisicamente trasformarsi così, da un istante all’altro? No.

Ecco il Principio manifesto della Sua Divinità. È vano quindi far congetture: di Lui non si può parlare, ve l’ho detto, ve lo ripeto. I tentativi fatti sono da considerarsi come delle aspirazioni d’anima, quando chi ha scritto ha cercato di tradurre di Lui, l’Amore: ma tutti gli altri, coloro che hanno voluto analizzare nel senso umano di critica, costoro hanno deviato, si sono smarriti, perché Egli non si lascia afferrare se non da chi ama.”

*****

Questa seconda parte si apre con l’esortazione dell’Angelo del Signore ad ascoltare, per noi a leggere, questo messaggio non con l’udito fisico ma con l’udito d’anima. È l’invito per mettere in espansione la propria anima a raccogliere questo contatto che discende dall’Infinito e corrisponde per noi a pane sostanziale, pane d’anima.

Contatto che può avvenire solo in uno stato di purezza animica, che si chiama grazia, e che ci consente di accogliere il Vero, superando qualsiasi pre-concetto o limite mentale.

Dopo questa breve premessa ecco porsi la sostanziale domanda: “chi osa definire il Cristo?”.

La domanda ha un sé due verbi da sottolineare: osare e definire.

Questo ci dice subito quale azzardo sia tentare di dare al Cristo una definizione, così come non può essere definito Dio, poiché qualsiasi definizione in sé è già una limitazione, e l’Assoluto non può avere alcuna limitazione così come non può averne il Cristo che è l’Assoluto stesso.

L’umano osa nel tentare di darne una connotazione filosofica, storica, alla ricerca di documenti che ne comprovino la Sua realtà. Sul Cristo si è detto di tutto: chi sostiene divedere in lui un avatar, una incarnazione, seppur divina, un saggio istruito magari dagli esseni, un maestro al pari degli altri illuminati che calcarono la nostra Terra. Il tramando ha distorto la Realtà impedendone il pieno svelamento.

L’essere umano cerca in vano documenti, prove del suo passaggio sulla Terra come, per esempio, la sacra sindone, al fine di trovare una reliquia che attraverso la materia ci dia prova del Suo passaggio.

Nulla di materiale ha lasciato il Cristo nel Suo passaggio. Questo nostro tentativo denota ancora una volta il nostro livello evolutivo, che vorrebbe abbassare il Cristo alla materia, ridurne così la Potenza, piuttosto che compiere la doverosa fatica di elevarsi spiritualmente per raggiungere noi il Suo livello spirituale.

La Purissima Intelligenza ci pone così davanti al mistero; al mistero dell’apparente incarnazione del Divino nella figura di Gesù. Qui tocchiamo il punto più essenziale di quella che nella meditazione della prima parte del messaggio, abbiamo chiamato Manifestazione e non Natività: “il Cristo! Gesù! Due Nature Sostanziali“.

Il Cristo, cioè Potenza Assoluta, che si manifesta attraverso il veicolo Gesù, che ammaestra, esemplifica, redime, riscatta, e si sacrifica fin sulla croce e risorge!

Non natività, poiché il Divino non nasce, ma manifestazione cioè si palesa all’umanità nella Figura del Gesù, al fine di esemplificare attraverso la Sua vita la strada che riporta al Padre; il cammino che bisogna compiere per ritornare al Sistema, cioè nell’Infinito.

Ecco che l’Angelo sottolinea come non poteva trattarsi di condensazione umana, nella materia, poiché Egli era in grado di apparire e scomparire: il Suo piede sorvolava la pietra, poiché non aveva peso il Cristo, ne proiettava ombra! Può forse la Luce proiettare ombra? Può lo Spirito avere un peso? Camminava sulle acque, era in mezzo ai suoi e in un attimo più non lo vedevano.

Se, come da sempre sottolineiamo, che la nostra condensazione nella materia è figlia della Caduta e della Ribellione, può o doveva forse il Cristo-Dio prendere corpo nella materia, figlia della Colpa? Certamente NO. “Ecco il principio manifesto della Sua Divinità”.

Questo messaggio avvalora ancora di più il concetto della Caduta, e della precipitazione dello spirito nella materia in conseguenza alla concentrazione delle energie, della contrazione cinetica della sostanza che è andata ad incapsularsi nel limite della materia.

Per quale misteriosa e inspiegabile ragione doveva la Divinità avere un corpo denso come il nostro? Era forse Egli stesso un prevaricatore contro sé stesso? Tutto questo suonerebbe illogico e irragionevole. Può forse il Divino contraddire sé stesso e la Sua Legge? Ovviamente no, e quindi è anche nella logica che la materia, e tutti i corpi sottili-energetici, che compongono quello che si chiama perispirito non potevano appartenere alla figura umana di Gesù.

Quindi trattasi di condensazione apparente, che doveva sembrare umana, per dare all’umanità la contezza e la consapevolezza di poter compiere lo stesso cammino che il Cristo ha percorso e che segna la Via per tornare in seno a Dio.

Ancora oggi il Cristo è misconosciuto, incompreso in quanto ci viene detto, e lo vediamo nella vita di tutti i giorni, che il Suo Messaggio e Insegnamento non è stato raccolto. Ma il messaggio ammonisce dicendo che per costoro, coloro che ancora non intendono la Realtà Sostanziale del Cristo ancora vi è molto cammino da fare.

Ecco che questa seconda parte del messaggio si conclude con l’invito di rinunciare a fare inutili congetture, di smarrirsi dietro ad analisi umane: sono assolti solo coloro che hanno cercato di tradurne l’Amore, che di Lui hanno colto, poiché “Egli non si lascia afferrare se non da chi ama.

Certo non è semplice e affatto scontato giungere a questa rivelazione. Ecco che essa arriva dai piani infiniti assoluti, dove la Realtà è manifesta e conosciuta. Ognuno nel tempo, ma anche fuori dal tempo, nei piani astrali, capta il Cristo con la propria evoluzione, se ne fa l’idea che è in grado di percepire e la cui anima è in grado di cogliere. Ma come per la Legge, la Sua Realtà è una conquista progressiva, fatta con la propria necessaria fatica evolutiva, che si palesa ad una ed una sola condizione: che si sia in grado di Amare.

Bibliografia di riferimento: Brani Ultrafanici vol. I

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