Partiremo, per lo svolgimento di questo argomento, dal piano relativo del nostro organismo biologico, il nostro corpo fisico, per poi trasportarci fino alla realtà immateriale del nostro organismo psichico e spirituale.
I due organismi si trovano su due piani differenti, mentre il primo può essere studiato con i metodi della scienza attuale, attraverso il metodo obbiettivo, il secondo non può esserlo, per mancanza di strumenti idonei allo scopo. Il mondo spirituale può essere solo osservato e compreso attraverso il metodo subiettivo, intuitivo.
Ciò nonostante si cercherà di affrontare il tema in modo positivo, razionale, che soddisfi anche la logica della nostra mente.
Più volte abbiamo ribadito, che l’evoluzione non è un fenomeno che si ferma al piano biologico delle forme, ma è un fenomeno che continua anche nel piano psichico e spirituale, sede delle cause di tutti i fenomeni che si manifestano sotto i nostri sensi.
“Nell’intimo di ogni forma vi è la perenne immanenza del pensiero di Dio” (Pietro Ubaldi, Problemi dell’Avvenire)
La forma che lo esprime, non è che l’espressione di questo principio intimo che la plasma per sé, quale strumento necessario al proprio percorso evolutivo, che è percorso ascensionale. L’evoluzione è di fatto un percorso di risalita.
Così ogni forma è necessariamente destinata a nascere, crescere, invecchiare e morire, per permettere a questo principio intimo, lo spirito, di entrarvi, sperimentare, correggersi, imparare, e liberarsene al momento debito, per continuare in un altro piano il suo percorso di ascesa.
La caducità del nostro organismo biologico è condizione dunque necessaria, e la sua composizione, le sue caratteristiche, la sua struttura esprimono come effetto visibile, lo spirito che lo abita, quale causa invisibile.
La vita è un continuo nascere e morire nelle sue forme organiche: dove non solo si evolve il corpo fisico ma dove, insieme ad esso, si evolve anche il principio spirituale che lo sostiene e lo vivifica, che lo crea e lo plasma.
L’individuo così non può essere definito dalla sua forma, che non ne esprima la realtà, ma bensì dalla traiettoria del suo divenire, che ne esprime l’evoluzione, e cioè dall’intimo impulso che lo guida dall’interno.
Esistere è dunque un continuo divenire, fino ad evoluzione compiuta.
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È ormai risaputo che la funzione crea l’organo. L’organo rappresenta la forma caduca, creata e sostenuta dalla funzione, che è a sua volta l’attività sostenuta dall’intimo principio spirituale, il pensiero creatore.
Così vediamo ripetersi lo schema trino della sostanza che qui riassumiamo brevemente in diverse chiavi di lettura:
- Vita, Idea, Direzione, Pensiero, Spirito
- Energia, Funzione, Esecuzione, Azione, Verbo
- Materia, Organo, Realizzazione, Creazione, Figlio
Quindi l’incessante pressione interna del pensiero direttivo dello spirito, per lo svolgimento di una determinata attività-funzione, per lunga ripetizione del tentativo meglio riuscito, si fissa e sviluppa l’organo suo mezzo di espressione. A sua volta l’organo permette alla funzione di fissarsi e stabilizzarsi meglio fino a quando permetterà alla funzione stessa di trasformarlo a sua volta, perfezionarlo fino a raggiungere il superamento di quella forma e di utilizzarne il funzionamento per farsene una nuova.
Così funzione ed organo si puntellano a vicenda nel gioco della vita: ogni funzione si crea un organo sempre più perfetto, e ogni organo permette l’espressione di funzioni sempre più complesse e perfette, il tutto sotto il comando di un pensiero creatore.
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L’evoluzione è un processo che porta verso la spiritualizzazione. Cosa significa questo? Che tutto è trainato verso una smaterializzazione, un affinamento, un’assottigliamento: che tutto si porterà dal concreto verso l’astratto per farsi espressione sempre più simile del pensiero che lo dirige.
Allora l’organismo biologico è chiamato sempre di più a trasformarsi in un organismo spirituale: “e ciò attraverso un funzionamento da fisico, espresso da organi materiali, tende a farsi sempre più spirituale, espresso da organi immateriali.” (Pietro Ubaldi, Problemi dell’Avvenire)
L’essere umano dell’avvenire avrà rispetto all’uomo attuale, un’ipertrofia psichica e spirituale che gli consentirà di utilizzare l’intuizione e la visione diretta come mezzo di Conoscenza, ed il corpo rimarrà un’ultima appendice destinata ad essere eliminata.
Oggi l’uomo oscilla tra due piani, quello fisico, cioè materiale ed è definito ed apprezzato per le sue qualità fisiche, e quello dinamico energetico, cioè un dinamismo intellettuale-mentale. Un domani il suo piano di esistenza sarà quello spirituale, oggi appena abbozzato, e presente, attualmente e nel passato, solo in esseri eccezionali.
Anche lo spirito è un elemento in divenire, cioè in ricostruzione.
Il Cristo ci insegnò “siate perfetti come perfetto è il Padre Mio che è nei Cieli.” Non ci disse siete perfetti, ma siate, cioè divenite, lavorate per diventarlo, per trasformarvi.
Asserire che lo spirito è perfetto in quanto è matrice divina, è giusto da una parte, in quanto essendo sostanza divina non può che esserlo, ma è altresì vero che per noi, soggetti in evoluzione, ora lo spirito è perfetto in potenza, le sue qualità sono latenti, sepolte, e vanno riconquistate attraverso la fatica che impone la legge di evoluzione.
Così lo spirito sta ricostruendo sé stesso e lo farà plasmando il suo organo, la coscienza. Si affaccia quindi davanti a noi un nuovo tipo di biologia, una biologia supernormale del futuro, quale naturale continuità della biologia fisico-organica.
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Ogni ciclo evolutivo ha in germe quello successivo che lo supera e lo comprende. Così dal ciclo del minerale si sviluppa e cresce il ciclo del vegetale, da questo quello animale, dall’animale il ciclo dell’uomo, e dal ciclo dell’uomo si arriverà al superumano, fase dello spirito.
Il principio spirituale ad ogni livello esprime una potenza e libertà sempre maggiore, che va dall’orientamento dei cristalli, alla sensibilità del ricambio della pianta, alla percezione, istinto e movimento nell’animale, all’intelligenza e dominio nell’uomo, fino a giungere alla conoscenza, e saggezza del superuomo spirituale.
Allora l’uomo dell’avvenire, sarà sempre più psichico, sottile, trasparente, leggero come leggeri e alati saranno i suoi pensieri e i suoi metodi di vita.
Se ad oggi per l’essere umano medio tutta la sua vita e la sua sensazione di essere risiede nel suo corpo, e nel soddisfacimento dei suoi bisogni, un domani la sua vita sarà spostata al polo opposto, nello spirito, lasciando al corpo il minimo indispensabile per svolgere la sua funzione di veicolo.
Così se oggi la nostra psiche è al servizio del corpo e dei bisogni del ventre e del sesso, un domani sarà il corpo ad essere al servizio della psiche per le ben più nobili ed elevate opere dello spirito.
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Tutta questa metamorfosi contribuirà ad una nuova capacità di assorbimento e scambio cellulare, che arriverà a coinvolgere lo stesso sistema cinetico atomico e subatomico che compone le nostre cellule. L’uomo sarà in grado di nutrirsi non più con il normale cibo fisico, ma di energie cosmiche, avendo sviluppato gli organi e la sensibilità adeguata per farlo.
La sensibilizzazione dell’uomo dell’avvenire lo renderà in grado di attraversare lo spazio-tempo entrando in nuove dimensioni di esistenza, attingendo e scambiando energie da nuove vie radianti.
Il corpo sottoposto all’alto voltaggio dello spirito brucerà di un nuovo metabolismo cellulare, ad alta tensione, e sarà così sempre più sottile e diafano, ma al contempo resistente al lavoro, alla malattia oltre il normale.
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La catarsi spirituale è così un fenomeno che coinvolge tutto l’essere, non solo lo spirito ma anche il suo corpo, essendo i due elementi comunicanti.
L’evoluzione è un processo lento e complesso, fatto di avanzamenti, soste, temporanee retrocessioni e nuove riprese. Questo non contraddice la necessità di una nostra partecipazione attiva e volitiva a questo processo, condizione che abbiamo già visto altrove, essere indispensabile.
Quello che si sta asserendo e che comunque l’evoluzione non si inganna, e non si possono fare passi più lunghi della propria gamba, cosa che può danneggiare anziché aiutare il processo evolutivo.
“È necessario dosare lo sforzo evolutivo in rapporto alle risorse di cui la vita nel caso particolare dispone. Che l’ascensione sia una metodica e cosciente conquista e non una pazza avventura.” (Pietro Ubaldi, Problemi dell’Avvenire)
Dunque per compiere la nostra metamorfosi è necessaria una sana e corretta disciplina e perseveranza, lenta e costante in modo da fissare per lunga ripetizione, secondo la tecnica del automatismi, le qualità che vogliamo conquistare.
La conquista della virtù, di ordine morale, equivarrà così alla conquista di nuovi istinti di ordine biologico. Il tutto in senso affermativo, vitale e positivo. La virtù non sarà così una sterile privazione in basso, un danno biologico e insensato, ma una ricchezza in alto, un beneficio e una trasformazione biologicamente evolutiva.
Se si demolisce in basso è solo per la necessità di costruire in alto, tutto in modo proporzionato, ma in senso ascensionale naturalmente.
Così la metanoia, la catarsi e metamorfosi è di fatto conquista di coscienza. È la struttura della nostra coscienza che definisce i nostri limiti e il nostro piano di esistenza. Se libertà è conquista di coscienza, schiavitù è rimanerne imprigionati nei suoi limiti.
Conquista di coscienza significa armonizzazione, sintonizzazione, progressiva, quindi ascolto, obbedienza, ed attuazione del Pensiero di Dio, e della Sua Legge: identificazione senza più limiti.
Bibliografia di riferimento: Problemi dell’avvenire (Pietro Ubaldi)
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