La Legge di Dio e l’evoluzione delle religioni.

Nei tempi passati Dio parlò molte volte e in molti modi ai nostri padri, per mezzo dei profeti. Ora invece, in questi tempi che sono gli ultimi, ha parlato a noi, per mezzo del Figlio.” (Lettera agli Ebrei)

Partiamo da un punto assiomatico: l’Eterno, Dio, l’Increato ha stabilito una serie di principi che governano ogni movimento sia nel nostro mondo fenomenico, nel finito, nel tempo, che nel mondo spirituale, nell’infinito, nell’eternità. L’insieme di tali principi è la Legge.

Le religioni rispetto alla Legge sono un sottordine, in quanto sono delle approssimazioni, delle classificazioni, delle differenziazioni, fatte da un determinato gruppo, razza, popolo, relativo al loro stato evolutivo, in una determinata epoca, ma aventi tutti l’intento di raggiungere la stessa meta, la stessa conquista, il ritorno a Dio, al Padre, all’Assoluto.

Le religioni sono frutto dell’intuizione, del sentire d’anima, dell’ispirazione che il Principio Assoluto ha soffiato negli uomini in ogni angolo della terra.

Il Divino è sempre stato presentito nell’anima dell’uomo, poiché Esso è dentro di lui, più intimo della sua stessa anima. È la sua matrice, la sostanza di cui lui stesso è fatto. Solo che questo Dio è stato colto, riscoperto in base alle capacità ricettive dell’uomo e al suo stato evolutivo.

È giocoforza che se tutto evolve, evolvono pure le religioni, in quanto, se pur ispirate, intuite da profeti, illuminati, saggi, esse contengono, necessariamente, delle distorsioni dovute al fattore umano, di chi, se pur avanzato rispetto alla media della massa umana, è chiamato a portare avanti un insegnamento ed ha per missione quello di aiutare l’evoluzione dell’umanità.

Per questo noi abbiamo il massimo rispetto e ammirazione per queste figure, che nella storia hanno contribuito a questo grande compito, che è il Compito per antonomasia, e cioè la Salvezza e la Liberazione dell’umanità tutta; così come abbiamo rispetto ed ammirazione per tutti coloro che seguono nella sostanza, nei fatti, quegli insegnamenti morali-spirituali contenuti in ogni religione.

Grande tristezza è invece vedere che questi insegnamenti sostanziali non siano colti, indipendentemente dalla religione di appartenenza, magari mascherati da una facciata di convenzioni rituali, ma che nulla hanno a che fare con gli insegnamenti vissuti dai fondatori.

Come dice Hegel, dalla superficie si rivela la profondità!

Quel che più conta non sono i dogmi, i riti formali, ma la sostanza, e cioè la condotta morale, etica, in cui si esprime l’anima nel suo avvicinamento a Dio, nella sua evoluzione; nella sua spiritualizzazione.

Ogni religione rappresenta un movimento in armonia con una forma evolutiva di una determinata collettività. La sostanza vi è in tutte, questo è certo, ma proporzionato alla capacità di assimilazione di una determinata epoca e di un determinato popolo.

Così vediamo svilupparsi nel tempo il concetto di Animismo, di Politeismo, di Monoteismo, fino a giungere ad un nuovo concetto – il Monismo -, già espresso e chiarito in uno dei primi nostri articoli, dove Dio-Assoluto, Principio Unico, non è distaccato dalla propria Creazione ma è la Sua stessa Creazione. Dio trascendente ed immanente allo stesso tempo: nell’intimo di ogni fenomeno, come un seme che nel profondo elabora le forme, le fa evolvere e fa crescere e sviluppare ogni cosa, anche le religioni!

Non vediamo oggi ancora cambiamenti nelle religioni, come se una spinta evolutiva dall’interno di ogni forma spingesse per avvicinarci alla sostanza della Legge? I concetti si intrecciano,  si sviluppano, maturando, con il maturare delle coscienze individuali e collettive.

Il principio di unificazione delle religioni, non è un principio di uniformità, di livellamento, di parificazione per una questione che ha più necessità di soddisfare l’ego che la Verità: questo è bene che sia chiaro. L’unificazione si basa sul principio di fratellanza, che ci vede figli dello stesso Padre, ma essa deve convergere verso un punto di perfezione, che sta nel cuore della Legge, e cioè nella sua conoscenza ed interiorizzazione. Conoscenza che va di pari passo con la nostra evoluzione individuale.

Esiste nella Legge un principio, che possiamo chiamarlo il principio del seme, o il principio del germe, a dir si voglia, dove vediamo che da qualcosa di minore nasce qualcosa di maggiore.  Questo per il principio della indistruttibilità della sostanza, dove nulla nasce dal nulla, come fenomeno improvviso: ma che invece nasce come maturazione, sviluppo di un precedente stato. Tutto ha la sua funzione ugualmente importante nell’evoluzione, tutto ha la sua funzione gerarchicamente intesa, perfetta in un determinato momento ma inesorabilmente destinata ad essere superata.

Lo stesso Buddha, in punto di morte, ammonì il discepolo a lui più vicino, il quale rattristato dalla prossima dipartita del suo maestro, gli chiese se almeno il suo insegnamento fosse rimasto in eterno! Il Buddha, quasi “irritato” e forse un po’ sconfortato dall’esternazione del discepolo, che poco aveva compreso della sua dottrina, gli rispose che nemmeno il suo insegnamento sarebbe rimasto in eterno!

Che cosa voleva intendere il Buddha, parlando lui stesso della sua dottrina? Semplicemente che tutto è destinato ad evolvere e ad essere sorpassato per essere perfezionato: tutto è necessario come terreno di preparazione per il nuovo che dovrà venire.

Chi pensa che vogliamo sminuire un percorso piuttosto che un altro, è proprio in errore.

Qui non si fanno discorsi di parte, per partito preso, qui si cerca di capire e chiarire. Se poi si vuole strumentalizzare quel che viene detto il problema sta in chi compie questa operazione.

Abbiamo prima detto che tutto avanza, ed oggi anche la Scienza ha il suo peso, e direi in modo sempre più preponderante. Non possiamo più accettare le spiegazioni allegoriche e figurate prese alla lettera dai testi religiosi; o si riesce a reinterpretarli, alla luce delle odierne scoperte scientifiche, o si cade nel ridicolo. Ecco che il concetto di evoluzione studiato e compresa dalla scienza non può essere più negato, solo che esso deve essere esteso non solo al fattore biologico ma anche al fattore spirituale.

Tutto avanza, forse la religione del futuro sarà una scienza spirituale e si avrà una spiritualità scientifica, dove si scopriranno l’esattezza delle leggi morali, tanto quanto quelle della fisica classica.

Si potranno così calcolare con esattezza i destini degli esseri umani, in base alle forze interiori che essi muovono; si riuscirà, e in realtà si può anche ora imparare, a correggere coscientemente il proprio destino, conoscendo la Legge e i principi che essa contiene.

Tutto questo come frutto dell’intuizione, che illumina anche la ragione, che si farà sempre più raffinata e potente.

Ogni individuo potrà essere un ricevitore cosciente delle direttive della Legge ed attuarle nella propria vita, indipendentemente che appartenga ad una religione o ad un’altra. La Voce è sempre stata una ed una sola, ma evolvendo la si ascolterà sempre meglio e ci si affinerà sempre di più, cogliendo il Vero in modo più chiaro.

Tutto è in trasformazione: l’esistenza non può che essere un progressivo e incessante processo di trasformazione, come una necessità irresistibile.

Il fenomeno dell’evoluzione spirituale si manifesta solo nell’ultimo livello del regno animale, che nel suo complesso è molto distante da esso, essendo osservato solo nell’uomo.” (Pietro Ubaldi, Frammenti di Pensiero e di Passione)

Lo psichismo umano si sgancia in modo abissale dal regno animale; i quali animali sono governati in modo deterministico dai propri istinti, ubbidendo per quella che è la loro funzione ad una legge di armonia propria del loro livello. Gli animali infatti non sono immorali, ma sono amorali, cioè non hanno alcuna morale.

Nell’essere umano, invece, compare proprio questo nuovo aspetto, che emerge da un punto più profondo del suo stesso istinto di conservazione. La morale, l’etica rappresenta l’emergere di quel principio spirituale che va germinando (principio del seme) e sviluppandosi nelle nostre coscienze. Come se dall’organismo fisico emergesse un nuovo organismo: l’anima.

Questi principi morali, inizialmente, sono distribuiti alle masse proprio attraverso le religioni, che hanno il compito di trasmetterli e diffonderli per educare l’umanità.

Anche qui vediamo come il processo avvenga per gradi, e in modo diversificato. Prima attraverso un ammaestramento esterno, dove i principi etici vengono quasi imposti come avviene per le nostre leggi giuridiche, e in un secondo tempo invece, dopo questo primo lavoro di dissodamento del terreno, vengono accettati per convinzione personale e per maturazione interiore, sia essa individuale che collettiva.

L’evoluzione spirituale, continuazione dell’evoluzione biologica, è in continuo progresso. La genesi dello psichismo, che ha solo in alcuni esemplari umani dei punti di eccellenza, quali fari illuminanti per il nostro cammino, è in fase di continuo sviluppo. La capacità di intuire concetti, di perfezione di visione sarà una conquista per tutti un giorno. E allora sarà intuita e sentita la Legge come una forza viva, presente, che governa tutta la nostra esistenza.

Per comprendere l’evoluzione del pensiero umano è così necessario seguire l’evoluzione delle religioni. Queste sono tutte in relazione tra loro, tutte concatenate per lo stesso scopo nel loro sviluppo, per raggiungere il fine della Liberazione.

Le religioni rappresentano il grande pensiero collettivo. “Il loro pensiero si arricchisce sempre di più, acquisendo potenza e profondità, poiché, attraverso l’evoluzione, aumentano la capacità e il potere dell’anima umana. Intuizioni progressive delle verità, in forma più ampia e completa, relazione degli uomini con il Divino per opera di pochi eletti e chiaroveggenti, sono state comunicate per rivelazione ad un’umanità che ha comprese e messo in pratica per quanto possibile”. (Pietro Ubaldi, Frammenti di Pensiero e di Passione)

Seguendo il filo della storia delle religioni, si troverà lo sviluppo di un concetto Unico, che sfocerà in una religione molto più ampia ed universale.

Religione che va dal Vedantismo al Brahmanesimo, al Buddha, si diffonde attraverso l’Egitto, raggiunge il Mosaicismo, per espandersi nel Cristianesimo e raggiunge la scienza moderna. Avanza a ondate, come un oceano in tempesta, agitato e spinto dal soffio dell’Eterno […] Ognuna delle sue forme è uno sforzo del pensiero umano per evolvere: è una approssimazione maggiore della verità: è un tentativo dell’anima umana di elevarsi a un tipo di spiritualità sempre più perfetta.” (Pietro Ubaldi, Frammenti di Pensiero e di Passione)

Ci siamo già addentrati, per esempio, all’interno del concetto di evoluzione del dolore presente nella dottrina di Cristo, come perfezionamento di un concetto cardine anche nella dottrina del Buddha. Dolore che ha una funzione chiave nell’evoluzione dell’umanità. Non esistono infatti dolori inutili, semmai inutili modi di affrontarlo, inutili in quanto improduttivi o dannosi: ma il dolore ha una funzione feconda, feconda quanto l’amore, essendo l’una la faccia opposta dell’altra, come due facce della stessa medaglia.

Così si affaccia e rivela nella storia, il massimo grado di evoluzione etica e spirituale con il Cristo e la Sua legge.

Nelle Sue stesse parole si rivela questa verità evolutiva: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento” (Matteo 5,17), cioè ad apportare a tutto il complesso umano il perfezionamento morale, al massimo grado possibile.

A giustificare questo perfezionamento riportiamo qui due esempi di attitudine interiore che dovranno distinguere il discepolo di Cristo: “ama il tuo nemico” e “amatevi gli uni gli altri come Io vi ho amato, non vi è dono più grande che dare la propria vita per i propri fratelli”.

Ci chiediamo: come è possibile superare questo perfezionamento morale? Di fatto non è possibile, e chiunque è in buona fede non può non capire questa cosa.

Cosa possiamo dare di più che la nostra vita? Esiste qualcosa di più grande, un amore maggiore che donare noi stessi, tutto noi stessi, fin all’immolazione… se fosse richiesto?

Amare il nostro nemico, poi, sembra per la nostra attuale psicologia un’altra cosa impossibile: ecco che il Cristo diventa la pietra di inciampo (Romani 9:30-33), dove ad una ad una cadono tutte le forme, le ipocrisie, le maschere e le menzogne che raccontiamo agli altri e a noi stessi, dove le apparenze vengono sgretolate in un secondo, dove le parole non hanno più valore, perché qui conta solo ciò che si è, e la misura con cui sappiamo veramente amare.

Non andremo oltre per ora, non essendo questo ancora il momento di approfondire la figura del Cristo, in cui ne riveleremo, per quanto ne siamo indegni e incapaci, la Sua grandezza. Cristo che non è patrimonio dei soli cristiani, ma di tutta l’umanità, e di tutte le umanità presenti nell’universo e in ogni piano di esistenza.

Pace agli uomini di buona volontà.

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Bibliografia di riferimento: Frammenti di Pensiero e di Passione (Pietro Ubaldi)

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