Nel quarto articolo, precedente a questo, abbiamo visto l’aspetto statico della personalità, ma essa può essere visto anche come un processo in continuo sviluppo e divenire.
Così nel suo processo evolutivo l’”io” avanza dal subcosciente verso il supercosciente, sviluppando ed ampliando le sue qualità. La personalità come ogni fenomeno segue un suo trasformismo evolutivo, un suo dinamismo che ne consente la sua costruzione.
Abbiamo già visto in precedenza come il subcosciente rappresenta ciò che è stato sperimentato, le qualità assimilate fissate come istinti ed automatismi che rappresentano la parte più bassa e primitiva dell’essere umano, la parte più animale, figlia del passato. Al subcosciente obbediscono anche tutti gli automatismi fisiologici, il funzionamento del nostro sistema neuro-vegetativo. È tutto il patrimonio acquisito lungo la nostra storia evolutiva. Possiamo dire che ad oggi il subcosciente abbraccia per lo più il rapporto che abbiamo avuto con il mondo esterno.
Il cosciente rappresenta invece la zona di lavoro e di sperimentazione. È la zona della libertà, della semina delle cause e del lancio dei nuovi impulsi che ritorneranno come effetto ineluttabile in una fase successiva. Ecco come la libertà, che risiede sempre nelle cause, si leghi poi al destino, che risiede sempre negli effetti che ritornano al mittente. Il cosciente è la zona del presente, che consente per lunga ripetizione di fissare il suo lavoro nel subcosciente sotto forma di istinti secondo la tecnica degli automatismi. Con l’evoluzione la coscienza procede sempre di più dal mondo esterno verso il mondo interno.
Il supercosciente invece rappresenta il futuro ancora da conquistare, qualità dell’avvenire, che spostano sempre in avanti il nostro baricentro, costringendoci ad avanzare. Esso rappresenta il vero centro dell’essere, il suo più intimo profondo che si eleva nei piani più elevati di esistenza.
Nel suo aspetto dinamico la personalità è in continua costruzione “È necessario comprendere che l’io è un edificio, che va crescendo, un piano dopo l’altro, gradualmente, grazie allo sforzo evolutivo dell’essere umano.”(Pietro Ubaldi, Principi di una Nuova Etica, cap. IV)
Tale lavoro è necessario per riconquistare le qualità andate perdute con la Caduta. La costruzione dell’”io” e il suo sviluppo è un processo lungo e faticoso, tanto che i suoi cambiamenti nell’arco di una vita sono pochi rispetto a quelli del suo veicolo fisico. Essi sono tanto più lenti quanto minore è la volontà di perfezionarsi dell’essere.
Ognuno di noi è ad un proprio livello e parte da una base differente rispetto ad un altro; da un differente piano evolutivo, che corrisponde alla propria natura, per cui dovrà attraversare determinate prove che costituiranno la lezione che dovrà imparare nel corso della vita.
È giocoforza che non si possono imparare tutte le lezioni in una vita sola, ciò sarebbe impossibile dato la loro vasta gamma ed anche la nostra estrema lentezza ad apprendere, nonché la necessità come abbiamo già detto di continue ripetizioni per l’assimilazione di una qualità. Dice così un insegnamento buddista:
“semina un pensiero e raccoglierai un azione, semina un azione e raccoglierai un’abitudine, semina un abitudine e raccoglierai un carattere, semina un carattere e raccoglierai un destino“.
È così indispensabile avere diverse possibilità e opportunità per venire ad imparare, nonché il tempo per acquisire e assimilare: questo apre il campo alla realtà della reincarnazione, condizione indispensabile per lo sviluppo dell’”io”. La reincarnazione assume così non il carattere della condanna, ma della necessità e dell’opportunità per evolvere. Senza la discesa non vi sarebbe la possibilità di salire, e per salire è necessario scendere: nuovamente vediamo come la contrapposizione dualistica degli opposti, e questo continuo oscillare tra gli estremi, sia fondamentale per ascendere e riconquistare la perfezione perduta.
“Il contenuto di un dato livello di evoluzione può essere presentato in tre modi: 1) come un’anticipazione intuitiva prima del tentativo di agire; 2) come lavoro di acquisizione di nuove qualità; 3) come qualità acquisite.” (Pietro Ubaldi, Principi di una Nuova Etica, cap. IV)
Ciò che può essere subcosciente e quindi istinto e qualità acquisita per un individuo, è ancora in fase di acquisizione e quindi nella zona del cosciente per un altro. Come ciò che può trovarsi come anticipazione intuitiva e dunque collocata nel supercosciente per un essere, può trovarsi già in fase di acquisizione, e quindi nel cosciente, per un suo simile. Tutto è relativo in base al tratto di cammino percorso. Così è anche per noi stessi. Quello che oggi sperimentiamo e proviamo sarà il nostro istinto di domani, ciò che ora abbiamo solo come forma di presentimento e intuizione, sarà oggetto di sperimentazione e acquisizione in futuro.
È così che la scintilla divina, che è ciò che siamo, ha necessità di incarnarsi sulla terra, perché è precipitata con la Caduta ed è cioè passata da uno stato di conoscenza ad uno di ignoranza. Si è involuta e per questo si deve evolvere, si è demolita e per questo si deve ricostruire, si è chiusa ed ora si deve espandere. Se vi è la matrice divina in noi, che non potrà mai essere perduta, e con essa le sue qualità, queste sono diventate però latenti, dormienti, in potenza e non in atto, qualità da riconquistare. Ecco perché si parla di risveglio, di sviluppo e di acquisizione di qualità. Se è pur vero che tutto già è, questo lo è in potenza, come possibilità di una riconquista che si deve riottenere con lo sforzo e la fatica evolutiva. Solo attraverso il lavoro, applicandosi come un bambino che impara a scrivere con lungo esercizio e quotidiana applicazione, così la personalità si arricchisce, si stratifica e si espande attraverso la quotidiana esperienza.
Così il qui e ora, il presente, vale come condizione di lavoro per riacquisire quelle qualità che intuiamo, che ci appartenevano e che abbiamo sepolto in noi stessi e a cui aspiriamo quando ci sentiamo trasportati da più alti ideali spirituali di perfezione morale ed interiore, e che un domani saranno per noi condizioni istintive, così come lo sono per l’uomo evoluto avere per istinto il Vangelo. L’evoluzione della coscienza e della personalità dal subcosciente al supercosciente è dunque ascensione spirituale dalla bestia al santo.
“Cosí l’evoluzione compie una continua conquista del supercosciente, realizzata attraverso il lavoro di acquisizione che opera nella fase attiva del cosciente. Questo ci mostra qual’è lo scopo della vita e l’importanza della sperimentazione che ci costringe a fare. L’essere esiste per evolversi […] (Pietro Ubaldi, Principi di una Nuova Etica, cap. IV)
Supercosciente che è una zona di continua conquista, fatta di infiniti piani dove ad ogni piano corrisponde una determinata voce, con timbro e potenza diversa secondo il suo livello, in grado di donarci una Conoscenza sempre più ampia e completa.
Questo viaggio diretto alla costruzione di noi stessi, è il viaggio della nostra vita e ne rappresenta il suo significato più profondo. È il viaggio diretto verso la nostra interiorità, avanzando verso Dio, per unificarci con il Tutto: è un viaggio che procede dal mondo esterno, verso il mondo interno, dalla materia allo spirito, che si allontana dal subcosciente per avvinarci al supercosciente, arrivando fino al Centro.
Per chi volesse leggere gli articoli precedenti:
La Personalità umana (1° parte) I due binomi (spirito-materia e maschile-femminile)
La Personalità umana (2° parte) ereditarietà biologica ed ereditarietà spirituale
La Personalità umana (3° parte ): schema trinitario
Bibliografia di riferimento: Principi di una Nuova Etica, Ascesi Mistica (Pietro Ubaldi)
3 pensieri riguardo “La Personalità umana (5° parte): il suo sviluppo evolutivo”