La Personalità umana (2° parte) ereditarietà biologica ed ereditarietà spirituale

Affrontiamo in questa seconda parte del nostro percorso sulla personalità umana, la contrapposizione tra l’ereditarietà biologica sostenuta dalla scienza attuale e l’ereditarietà spirituale.

Nella prima parte dell’articolo sulla personalità umana abbiamo esposto chiaramente come la personalità sia un sistema complesso dove entrano in gioco 4 elementi che si contendono il campo. Abbiamo menzionato all’io spirituale, al fattore ambientale/materia e agli elementi, maschile e femminile, eredità dei nostri genitori. Dunque pur tenendo conto di un’eredità biologica che compete al nostro organismo e che influenza anche la nostra psiche, il discorso rimarrebbe incompleto senza il fattore spirituale.

Anima e corpo quindi completano il quadro. Ad un’eredità biologica si affiancherà come vedremo necessariamente un’eredità spirituale.

Secondo la scienza, l’ereditarietà si trasmette alla progenie grazie alle informazioni contenute nei geni e donate dai genitori con l’unione dei gameti maschile e femminile. La combinazione genetica, puramente casuale, darebbe le caratteristiche ereditate dai figli in tutto il loro essere: la relazione con l’ambiente esterno contribuirebbe poi alle ulteriori impressioni.

Al passato inciso nelle cellule e nel Dna genitoriale si andrebbero a sommare così le nuove esperienze dei figli, che a loro volta le trasmetterebbero ai propri e così via, contribuendo all’evoluzione della specie umana. Dunque tutto sarebbe trasmesso per impressioni cellulari da un individuo all’altro nel corso delle generazioni successive.

Se è pur vero che l’ambiente trasmette e impressiona il nostro essere, e che la ripetizione di queste impressioni si fissa nel nostro carattere (tecnica degli automatismi), e che quindi una volta registrate si trasmettono per ereditarietà, rimane da capire come la cellula conservi queste impressioni.

Il meccanismo attraverso cui le cellule ricevono le impressioni, attraverso cui avviene il passaggio delle informazioni, dall’esterno verso l’interno è intuito dall’Ubaldi come una riduzione alla sua sostanza cinetica: correnti di vibrazioni, frequenze ed onde di differenti lunghezze e velocità, che si imprimono e trasmettono a livello sub-atomico modificando la traiettoria cinetica atomica delle cellule. Tale fenomeno piuttosto complesso è espresso nel cap. 55 “Teoria dei moti vorticosi” de “La Grande Sintesi” a cui invitiamo il ricercatore spirituale a prenderne visione qualora voglia approfondire l’argomento.

Di fatto tutto quello che il nostro cervello capta attraverso i sensi e traduce per noi in odori, suoni, tatto, gusto, vista non sono che una gamma di frequenze che registriamo con il nostro sistema nervoso, una traduzione di segnali, movimenti ondulatori che ci arrivano dall’esterno e che il nostro sistema nervoso è in grado di captare e tradurre.

La modificazione della traiettoria cinetica atomica, seguendo il principio delle unità collettive, si trasmette dall’atomo alle molecole, da queste alle micelle, poi a salire alla cellula, poi all’organismo ed infine alla psiche, ottenendo sintesi progressive sempre maggiori, fino a quella massima che si rileva nella coscienza.

I risultati cinetici dell’esperienza si imprimerebbero così in tutte le cellule del corpo e per ereditarietà si trasmetterebbero e si riceverebbe questa sapienza acquisita dalla razza, a tutti comune, che ogni singolo porterebbe con sé quale depositario di essa per usarla a proprio vantaggio, conservarla, arricchirla e infine trasmetterla ai discendenti per loro vantaggio e così via” (Pietro Ubaldi, La Nuova Civiltà del III Millennio, cap. 27)

Da questo dipenderebbe la memoria biologica-cellulare, che attraverso il sistema nervoso si sedimenterebbe nella psiche dell’individuo.

Per via di questo processo per taluni scienziati la coscienza si formerebbe come effetto dell’evoluzione biologica.

Il meccanismo ereditario deriverebbe in ultima analisi da una memoria atavica, del passato e da una memoria recente, nuova legata alle attuali esperienze. Dunque una memoria collettiva di razza, ed una memoria recente individuale. Avremo così la trasmissione delle singole esperienze individuali, per immagazzinamento di nuove qualità nella grande memoria collettiva della razza che andrà proseguendo la sua trasmissione con la procreazione.

Rimane però insoluto il problema della conservazione delle impressioni.

Se la trasmissione dell’ereditarietà delle esperienze avvenisse solo attraverso questo meccanismo, che bagaglio di esperienze potrebbero trasmettere i genitori ai figli, quando il concepimento avviene per lo più in giovane età e dunque quale arricchimento può esserci se i genitori hanno così poca esperienza della vita?

Come può dunque arricchirsi la specie solo attraverso il meccanismo della procreazione se la piena maturità degli individui avviene alla fine del percorso vitale, e nulla di questo percorso e delle qualità acquisite verrà trasmessa attraverso il concepimento?

Inoltre il nostro “Io” procede quasi immutabile rispetto ai cambiamenti “repentini” del nostro organismo corporeo. “Il corpo si trasforma sempre, il tipo dell’individuo resta; e se questo si trasforma, i suoi mutamenti sono molto minori. Lo spirito resta molto più stabile e indipendente nell’attraversare il viaggio della vita.” (Pietro Ubaldi, Problemi attuali cap. 7) I cambiamenti interiori dunque ci sono, ma sono molto, molto più lenti rispetto a quelli che è sottoposto un organismo fisico.

Come conciliare la persistente identità dell’io che tale resta nonostante il mutare delle sue qualità e il rinnovarsi continuo e completo dei materiali costituitivi dell’organismo? E allora invece che ad una memoria cellulare, la conservazione delle impressioni non sarà affidata ad una memoria spirituale situata in un organismo immateriale detto anima?“(Pietro Ubaldi, La Nuova Civiltà del III Millennio, cap. 27)

Dunque ad una ereditarietà dei caratteri biologici, che riguarda l’organismo fisico e trasmesso dalle cellule germinali ereditarie, si deve associare un’eredità spirituale propria dell’individuo stesso, che è suo esclusivo patrimonio.

Abbiamo visto nella primo articolo sulla personalità che vi sono due assi che la costituiscono. Quella del binomio maschile-femminile, che corrisponde all’ereditarietà biologica e quella del binomio spiritomateria che corrisponde all’ereditarietà spirituale.

Non è raro vedere figli che si distanziano dai propri genitori, prendendo percorsi differenti e dimostrando qualità differenti. Vi sono geni, nel campo dell’arte, della scienza che emergono senza alcuna correlazione con le capacità acquisite dai genitori o dagli avi.

Così la conservazione delle informazioni impresse nella cellula, attraverso la relazione con l’ambiente esterno, e che come abbiamo visto si riducono a qualcosa di impalpabile, a moti e frequenze vibratorie, si risolve con l’essere registrate dall’Io spirituale e da esso conservate. Non dunque nella cellula, in cui rimane il materiale per la costruzione dell’organismo, e dove vi sono “infinite” combinazione possibili, ma nello Spirito, centro di sintesi del sistema-uomo. Così il materiale biologico trasferito dai genitori è il materiale a disposizione dello spirito per la plasmatura ideoplastica del proprio corpo, mezzo di manifestazione ed esperienza nel nostro mondo terreno. Così benché la carne appartiene allo stesso biotipo familiare, essa è legata con diversi tipi di personalità, differente per ciascun figlio.

Si potrebbe dire che i genitori forniscono così la materia prima, la carne e il corpo, con qualche sua caratteristica, e su questa base materiale si innesti la personalità del figlio, come un conducente nel suo veicolo. Allora alla materia prima presa dai genitori, il nuovo io dà la sua propria impronta, il dirigente adatta a sé il suo mezzo” (Pietro Ubaldi, Problemi Attuali cap.7)

Così ereditarietà spirituale e biologica sono entrambe presenti, ognuna con il suo campo di azione. Così come vi è un patrimonio genetico trasmesso dai genitori, così non possiamo dunque escludere l’elemento spirituale come cardine della personalità. Tutto trova il suo equilibrio e il suo compenso come in ogni unità bipolare del nostro Universo.

Spirito e corpo sono due termini della stessa Sostanza: di fatto che cos’è la materia se non una gamma di frequenze lente ad onde lunghe se paragonate a quelle dello spirito fatto di una cinetica rapida ad onde corte? E della stessa natura abbiamo visto non sono forse le informazioni impresse dal mondo esterno? Così spirito e corpo sono due termini inversi e complementari tra i tanti fenomeni del dualismo universale: alla domanda se lo spirito sia causa od effetto del sistema, Ubaldi ci risponde che la causa è nell’effetto e l’effetto è nella causa. La dicotomia tra eredità biologica e spirituale scompare e tutto si riunifica non appena scompare l’illusione della forma e approdiamo ad una realtà superiore dove tutto si unifica.

Fine seconda parte.

Per chi volesse leggere la prima parte: https://lanuovaera.blog/2021/02/20/la-personalita-umana-1-parte-i-due-binomi-spirito-materia-e-maschile-femminile/

Bibliografia di riferimento: La Grande Sintesi, La Nuova Civiltà del III Millennio, Problemi Attuali (Pietro Ubaldi)

4 pensieri riguardo “La Personalità umana (2° parte) ereditarietà biologica ed ereditarietà spirituale

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