Le Biotesi- Gli “ambienti” dopo la morte

Cari lettori,

apriamo il 2021 con questo articolo, al fine di approfondire sempre di più la Conoscenza, per farne uno strumento utile per orientare la nostra vita nel modo migliore possibile.

Rinnoviamo sempre le nostre intenzioni, che sono quelle della gratuita condivisione di quanto abbiamo ricevuto, in linea con il principio di altruismo e di gratuità che vige nell’Infinito, e che dolcemente ci “impone” di fare altrettanto.

Nessuna ricerca di proselitismo, ma una esposizione che vuole essere un dialogo con il lettore, e non una imposizione forzata. Una esposizione che cercherà di essere convincente, che soddisfi la nostra intelligenza, e che sia accettata per convinzione, senza cavalcare ne l’onda di un credo fideistico, ne l’onda di impulsi emotivi.

Biotesi, dal greco significa letteralmente “Stati di vita”.

7 livelli evolutivi, 7 ambienti potenziali (non fisici, non luoghi spazio-temporali) che corrispondono agli stati dell’anima nel suo percorso di ritorno a Dio. In ogni piano vi sono infinite sfumature di vibrazioni in cui l’anima si colloca per corrispondente frequenza vibratoria; questa equivale al suo “peso specifico” in rapporto alle qualità positive che è stata in grada di ricostruire nel suo sali e scendi reincarnativo, e in rapporto alla quantità di scorie, cioè qualità negative, che ancora deve eliminare per raggiungere la perfezione che ha abbandonato con la ribellione iniziale, che ha causato la nostra precipitazione e conseguente incapsulamento nella materia.

Altrove abbiamo sinteticamente spiegato la Caduta: https://lanuovaera.blog/2020/06/14/la-caduta-degli-angeli-chi-siamo-e-la-nostra-libera-scelta/

Questi piani hanno una loro denominazione, che l’ultrafania ci espone come:

  1. Letargo,
  2. Rimorso,
  3. Risveglio,
  4. Evoluzione,
  5. Ascesa,
  6. Conoscenza
  7. Sapienza.

I nomi, sono già di per sé esplicativi sullo stato in cui lo Spirito si trova in rapporto al proprio stato evolutivo.

Immagine tratta dal libro “La Vita, biotesi e pianeti”

Le prime 5 biotesi, dal Letargo all’Ascesa sono piani in cui l’anima continua il sali e scendi reincarnativo: dalla sesta biotesi – Conoscenza -, la Monade ha riacquistato e riconquistato la purezza iniziale e si è reintegrata pienamente nei piani infiniti, nello stato organico precedente alla Ribellione, e non ha, così, più necessità di prendere forma fisica.

Procediamo per gradi.

Nelle prime 2 biotesi, quella del Letargo, del Rimorso, risiedono le anime ancora in stato involutivo, definite Baronti (entità gravose), e rappresentano i primi 3 movimenti nell’astrale dove l’anima riprende il contatto con l’Eterno.

A queste, seguono le altre 3 biotesi, Risveglio, Evoluzione ed Ascesa, dove le entità sono progredite in uno stato evolutivo, sono entità definite Anonti (entità in evoluzione).

Le ultime due biotesi, Conoscenza e Sapienza aprono le vie dei Cieli, qui vivono gli Enteli (Entità perfette, che hanno compiuto ed esaurito il movimento di Ritorno) e le Purissime Intelligenze (Entità che non hanno mai preso parte alla Ribellione).

Qui oggi prenderemo in esame solo le prime due biotesi, Letargo e Rimorso:

Il Letargo, è la Biotesi che corrisponde, come dice la parola stessa, a uno stato di sonno dell’anima, di completa mancanza di luce e conoscenza delle cose dello spirito. È lo stato di chi brancola nel buio dell’ignoranza, senza aver contezza della realtà spirituale. È uno stato di estromissione dal movimento vitale, dal movimento evolutivo. Il Letargo rappresenta una stasi.

In questa Biotesi dimora chi ancora è pregno di scorie, di superbia, ira, spirito di vendetta, egoismo, di invidia, lussuria e chi più ne ha più ne metta. È uno stato di immobilità assoluta dell’anima, è uno stato di tremenda sofferenza animica. L’anima percepisce, ma è nella immobilità assoluta, è nella tenebra. Gravata dal peso delle proprie colpe si ripresentano a lei come uno spettro. Mentre nella vita di tempo, la psiche è per lo più proiettata all’esterno, alla vita dei sensi, in uno stato di coscienza estroflessa: nel mondo astrale la coscienza agisce in senso opposto. Anziché cogliere dall’esterno le informazioni e le impressioni, nell’astrale proietta lei all’esterno di sé il suo contenuto. È una sorta di stato meditativo, che permette di elaborare il contenuto della propria vita, di proiettare ciò che si è, senza possibilità di mascherare nulla, di apparire mascherando la propria sostanza. Qui nulla è nascosto, la verità di noi stessi emerge, e sull’anima grava tutto il peso delle colpe commesso in disarmonia con la Legge.

E così emergono inesorabili le nostre qualità negative, che diventano un monito per l’anima che prende contezza di sé stessa.

È così che l’anima dovrà lungamente e profondamente espiare. Il tormento per l’anima è proporzionato alla gravità della colpa commessa, per cui non esiste nessuna espiazione eterna, nessun inferno eterno: poiché ogni colpa, per quanto grave ha un inizio ed una fine, e così sarà l’espiazione con un inizio ed una fine.

L’anima passa dal Letargo dove giace nella stasi e nell’inerzia, all’ambiente successivo, alla biotesi successiva, quella del Rimorso. L’anima nel rimorso entra nel vero e proprio movimento di espiazione, la sofferenza in questa biotesi è inenarrabile. L’anima brucia nel rimorso le colpe commesse, nel tormento e nel pianto.

La gamma delle espiazioni è infinita come infinite e diverse possono essere le colpe che ognuno di noi commette rispetto alla Legge.  Colpe commesse contro il prossimo, contro ogni essere vivente, e che riflettono ingiuria al Padre.

Per quale motivo tanto tormento? Per quale motivo tanta sofferenza? Perché nell’anima, seppur gravosa ed afosa vi è la Matrice Divina, vi è scritta indelebile nella sua profondità la Legge del Padre, che è Legge di AmoreLegge Cristica, “amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi”.

Ricordiamo le parole del Cristo, “Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. (Matteo 5,22)…Basta solo questo per entrare nella biotesi del Rimorso e dover espiare. A noi le relative conclusioni…

Questo articolo, non è fatto per spaventare nessuno, ma vuole portare Luce e Conoscenza sulla Realtà palpitante dell’Oltre; vuole servire, così, da monito, da avvisaglia per tutti noi, per darci l’opportunità di ravvederci, nella vita di tempo sulla nostra condotta, sul nostro stato di rettitudine morale, per riflettere su una cosa soprattutto: che tutto ciò che facciamo di male, alla fine lo facciamo a noi stessi. E i tormenti fisici che tanto mal sopportiamo, non sono nulla a confronto del tormento animico che proveremo per i nostri errori.

Ma tutto questo non è una punizione di un Dio che si vendica e gode di tutto questo; ma bensì siamo noi che proiettiamo ciò che abbiamo fatto di male e di sbagliato, e ciò che di bene abbiamo omesso di fare, e che rendendoci conto delle nostre mancanze entreremo in uno stato di conseguente purificazione, di espiazione, necessario al giusto ravvedimento, all’eliminazione di quelle qualità negative, che ancora sono radicate in noi stessi.

Negli ambienti astrali, continua inesorabile la legge di causa ed effetto: nulla è scollegato. Con la fine della vita di tempo, della vita fisica, cessa solo la vita del corpo e inizia quella dell’anima. Ma le cause generate nella vita umana, continuano a inseguire l’individuo anche nella vita astrale. Le nostre opere ci seguono, sempre!

Non possiamo sfuggire quindi da noi stessi, da ciò che siamo. Se qui possiamo apparire belli, gaudenti, verniciati di ipocrisia, al di là del limite le maschere non ci saranno più. Saremo soli con noi stessi, con tutto il peso del nostro operato, con tutto il gravame di ciò che siamo nella sostanza. E la proiezione di quello che siamo, diventa una sorta di presa di coscienza, e la successiva espiazione è la necessaria purificazione, di una parte, non di tutte, le negatività che ancora macchiano la nostra anima!

Tale parziale purificazione, ci preparerà alla successiva discesa reincarnativa; sempre per continuare il nostro percorso evolutivo, per percorrere un altro tratto del cammino.

Perché parliamo di parziale purificazione? Perché l’anima non si purifica di ogni scoria?

La risposta è presto detta, perché sono talmente tante le nostre scorie, che anche quando, qui sulla terra, pensiamo e crediamo di essere già esseri di luce, stelle del firmamento (concedetemi questa ironia), in realtà abbiamo spesso ancora molto da eliminare e per questo non possiamo pensare di pagare tutti i nostri debiti in un’unica soluzione! Il peso sarebbe eccessivo, così la Legge, nella Sua sapienza ci dà l’opportunità di dilazionare il nostro debito, pagandolo poco alla volta, (ecco un’altra dimostrazione della Misericordia Divina), in base alla nostra capacità di sopportazione.

Una delle cose interessanti da notare e da meditare è come i valori mutino di segni al di là del limite della vita di tempo. Quello che pensavamo essere il nostro bene, il nostro vantaggio personale, in riferimento al benessere materiale, al godimento umano dei nostri piaceri e benefici egoistici, che quindi per noi qui hanno un valore positivo, al di là del limite si trasformano in segno negativo. Saranno causa di rimorso e macerazione per l’anima. Mentre la sofferenza, da noi tanto disprezzata e allontanata, si trasforma in positività quando superiamo la soglia della vita nell’Oltre, in quanto ci avrà fatto progredire nel cammino evolutivo.

In conclusione, abbiamo una grande opportunità, qui e ora, di fare un gran lavoro utile a noi stessi, nella vita di tempo che ci è concessa. Cercando di non persistere sempre negli errori, nel cercare la via del proprio utile a discapito degli altri. Nella disonestà, nell’inganno, nello schiacciamento del prossimo, nel reagire con violenza, non solo fisica, ma prima di tutto di pensiero e di parola, con il mormorio ed il giudizio. Cercare quell’opera di pulizia interiore, avanzando per personificare quell’etica universale espressa dal Vangelo, che vede nella bontà, nel perdono, nell’altruismo la via di ritorno e di avanzamento. Una via che dobbiamo comprendere con l’intelligenza, e non come detto all’inizio, per fede cieca o per uno stato emotivo transitorio. Via, quella Evangelica, che è anche la più utilitaria, cioè la più vantaggiosa per noi stessi, perché ci mette dalla parte del vero Bene, della massima Positività, cioè dalla parte di Dio e la Sua Legge.

Riportiamo qui a fine articolo, due brevi testimonianze raccolte nel libro “La Vita” di Gino Trespioli di due entità che raccontano il loro stato negli ambienti del Letargo e del Rimorso.

Dalla Biotesi del Letargo:

Trespioli: “Un Silenzio profondo, cupo. Un’Ombra diede un gemito. Mi soffermai. Era stesa supina, L’Ombra immobile. Chi sei?

L’entità: Nessuno.

Nessuno?

Qui non c’è nome: a che serve? E non sono morto: e non ho vita. Io cerco e vedo e non ho forza di camminare. Io vedo innanzi: ma quel che fu troppo mi attrae. Camminare dovrei: ma c’è una Luce, lontano, lontano…e mi indica il riposo e la pace…In questi istanti di sostegno io vedo la vita terrena come una prova, come un passaggio, non come vita.

Chi fosti?

Un nome. Che vale un nome? Che vale fra tante anime che passano, si trasformano, ritornano?…Lascia che ti dica la mia pena; ti dica del letargo interno…

Fuori, un velo denso e grigio in cui mi avvolgo e mi smemoro. È una nebbia che attutisce ed agghiaccia. Non v’è rimorso alcuno perché gran male non feci. Non v’è ricordo dolce perché al bene fui sordo. Passai così, anche sul piano fisico, senza colore, come la nebbia che di lontano ti sembra grigia e, se ti trovi in mezzo, non ha colore…Così siamo noi qui, tutti….

E, più o meno assopiti nel torpore del nulla…Non so scuotere di dosso questa inerzia, che mi fa essere nulla.

Non hai fatto, nell’esistenza terrena, del male e non del bene.

E fui nulla e sono nessuno. Io ho sciupato così quella che doveva essere un’esperienza: e ciò è una grande pena perché la vita non è stata data per nulla. Non ho goduto, non ho sofferto profondamente. Quello che ho fatto, l’ho fatto per il mio benessere fisico. Quello che ho fatto per gli altri, l’ho fatto ancora per egoismo, perché il dolore, se pur degli altri mi dava noia e peso, e volevo vivere piano, senza sobbalzi, senza rimpianti.

Immagine tratta da “La Vita” , l’abisso dei rimorsi

Dalla Biotesi del Rimorso: testimonianza di un’anima colpevole di avarizia

Trespioli: un’altra voce, che mi pareva di conoscere, gridò inattesa:

L’entità: “Fatto mi sono dio, d’oro e d’argento.”

E l’Essenza, su un foglio ampio di carta, disegnò una serpe dalle lunghe spire, mordentesi la cosa[…]

[…] Ti prego, non dire il mio nome….sarebbe infamia per  i miei. Denaro, denaro!…Se tu sapessi come mi pesa quel denaro, ancora e sempre!…Come se avessi quintali e quintali di macigno addosso. E sia!…È bene che sia…Fossi stato un misero!…soffrirei meno… Mi manca il respiro; mi manca il suolo sotto i piedi; sono in bilico…Dimmi tu se questo non è soffrire!…Guarda: non vedi tu due enormi macigni? Io sono sospeso fra essi. Sotto un fiume d’oro che scorre…

Naturalmente questi sono due brevissimi esempi di un’infinità di stati che si possono trovare a secondo del percorso vitale che l’anima ha percorso. Per inciso il libro “La Vita” è una raccolta di testimonianze della vita nell’Oltre, in ogni biotesi sopra elencata. Una sorta di viaggio Dantesco guidato dalla presenza del “Maestro” la Purissima Intelligenza, che tramite la medium Bice Valbonesi, ha guidato Gino Trespioli alla redazione di questa Opera, voluta per Volontà Superiore.

Bibliografia di riferimento: La Vita (Gino Trespioli)

2 pensieri riguardo “Le Biotesi- Gli “ambienti” dopo la morte

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