“La malattia è veramente uno stato anormale e sempre un fallimento organico, ovvero si compensa nell’equilibrio universale e assume una funzione biologica non solo protettrice ma addirittura creatrice?”
Buongiorno amici, con questa domanda riportata da La Grande Sintesi, al capitolo 72, iniziamo questo delicatissimo articolo, su un argomento così importante, perché tocca tutti noi, le nostre vite e quelle delle persone che abbiamo attorno, i nostri cari e gli sconosciuti; ma che ci accomuna tutti, in quanto esseri umani, legati anche, da questo comune denominatore a cui sembra che nessuno possa sfuggire completamente o per sempre.
Salute e malattia, termini opposti, ma complementari come ogni realtà dualistica del nostro universo fenomenico, si alternano e si inseguono nel ciclo vitale di ogni individuo, come nel più grande ciclo della collettività.
La condizione di omeostasi, cioè di equilibrio organico, è un incessante lavoro e lotta per il mantenimento della salute. Non esiste di fatto in natura un organismo perfetto, pietra di paragone per tutti gli altri, qualcosa o qualcuno che rappresenti una perfezione, una verità assoluta.
Ognuno di noi è verosimilmente uguale agli altri nei tratti generali della costituzione organica, ma in realtà un individuo unico a sé, con una propria storia, una propria genetica, un proprio vissuto e un proprio percorso evolutivo che lo caratterizza. Ognuno è un bio-tipo a sé stante con una propria verità organica con cui lotta nella sua esistenza fino all’ultimo giorno che gli è dato di vivere su questa Terra.
Ogni organismo presenta dunque i propri punti di forza e i propri punti deboli, come viene descritto ne La Grande Sintesi:
“Nella realtà ogni organismo ha il suo punto debole, di maggior vulnerabilità e minore resistenza”.
Punto debole, così, compensato da altri punti di forza, per legge di equilibrio. Non è raro trovare individui deficitari in alcune funzioni, che però hanno sviluppato e potenziato altri aspetti e funzioni. Basti pensare a chi è menomato in uno dei 5 sensi, ha spesso più sviluppato del comune, gli altri di cui dispone. Dunque un punto debole può essere per compensazione un punto di forza, in quanto può amplificare altri aspetti e caratteristiche dell’individuo.
Così il biologico, convive in ogni momento con il patologico, in un continuo adattamento nel corso della vita. Come lo è la notte per il giorno, il male per il bene, il dolore per la gioia, così la patologia per la biologia è il suo termine senza il quale non vi sarebbe avanzamento, progressione e miglioramento; così avviene non solo sul piano organico, ma anche sul piano morale, psichico e spirituale. Il puntellarsi degli opposti, secondo il principio del dualismo, è la via seguita dal percorso evolutivo per ascendere.
Così l’organismo che lotta e sconfigge il patogeno ha ragione di continuare a vivere, avendo vinto la sua incessante battaglia e migliorando le sue capacità di resistenza. Così si è evoluto nei secoli il nostro organismo fisico che ha acquisito automatismi di difesa, con il proprio sistema immunitario che sa ricomporre una lesione, ristabilire il proprio equilibrio quando viene attaccato, debellare il morbo, vincere il microbo che lo attacca.
Lotta dunque che significa incrementare le capacità di resistenza; ecco perché una condizione di asepsi, inesistente in natura, andrebbe con l’indebolire l’organismo, anziché aiutarlo, perché andrebbe a toglierli quella facoltà di vincere e superare l’ostacolo costituito dallo squilibrio patologico.
E’ così che allora la malattia elimina la malattia stessa: implementa la funzione immunizzante e abitua l’organismo a vincere e così ad eliminare il patogeno. In questo modo, quindi, la malattia diventa essa stessa causa di condizione di salute, in quanto stimola la costruzione delle nostre difese organiche.
Ma possiamo andare ancora oltre, e vedere come in alcuni individui, quando siamo di fronte ad una maturazione interiore, psichica e spirituale acquisita, lo stato patologico, di sofferenza o di imperfezione fisica, può essere un impulso creativo in campo etico, psichico, artistico, spirituale, come se questa sofferenza alzasse il nostro voltaggio interiore e questa tensione fosse condizione addirittura necessaria all’attività creativa. Ecco come si manifesta la funzione creatrice del dolore.
Non è raro vedere nei grandi artisti, nei poeti, nei santi, negli eroi, stati di sofferenza che attraverso una continua macerazione di corpo e di anima hanno portato a sublimi atti creativi. Senza dolore, non sarebbero stati gli uomini che sono stati, e non avrebbero prodotto ciò che ci hanno lasciato in dono. Ecco la sublime Via Maestra della Croce.
E questo dolore, che si può manifestare nella patologia organica, come nella sofferenza interiore, a lungo andare, se non subito, produce per tutti gli esseri una propria personale ascesa. Un risveglio, una svolta, una maturazione che segna il passo della propria evoluzione e salita; che è la via della correzione e del miglioramento.
“Spesso una imperfezione fisica, chiudendo all’anima le vie della vita esteriore, le ha preparato quelle della profonda introspezione di sé, ha mantenuto sempre desto lo spirito sottoponendolo ad una ginnastica che lo ha reso gigante” (La Grande Sintesi, Pietro Ubaldi)
Così la malattia diventa fonte di purificazione animica, sinonimo di ascesa. La sofferenza vista in questa luce, così come la malattia perde il suo aspetto nefasto, e acquista un valore creativo. Anche quando questa malattia si risolve nella morte organica, essa non perde comunque questo significato. In quanto la morte non distrugge nulla; ma è condizione indispensabile di trasformazione, di liberazione della nostra parte spirituale, che anche attraverso l’agonia patita durante la malattia, lavora purificandosi ed elevandosi. Così anche il dolore diventa un lavoro ed ha una sua funzione. Nell’economia della vita, nulla è inutile, ma tutto serve; la malattia che si risolva con la guarigione o la morte non è mai un fallimento: nemmeno con la morte è una sconfitta definitiva.
Come già spiegato in un precedente articolo, https://lanuovaera.blog/2020/09/29/il-fattore-psichico-in-biologia-e-terapia/ , occorre uscire dall’orientamento materialista della medicina e della scienza moderna, e osservare ogni fenomeno nella sua totalità. Inquadrare anche il concetto della malattia nel funzionamento organico dell’Universo, in quanto la nostra vita non può essere dislocata dal tutto e analizzata al di fuori delle leggi che tutto reggono.
“Per mantenere lo stato di salute, è necessario che tutto il meccanismo fisico-spirituale del nostro composto umano funzioni in armonia con i principi delle leggi che regolano la vita. Medicina somatica e medicina psichica dovrebbero collaborare secondo un concetto unitario della vita. Il medico dovrebbe essere anche un sacerdote dello spirito.” (Problemi Attuali, Pietro Ubaldi)
Da questo enunciato possiamo ben capire quanto sia lontana, tuttora, la nostra medicina, che se pur tanti meriti ha raggiunto, rimane pur sempre limitata e circoscritta ai suoi metodi: analisi del particolare, frantumazione del sistema complessivo nel dettaglio, metodo separatista e divisionista, perdita di vista dell’insieme, laboratorismo e lotta repressiva al patogeno. In sostanza l’applicazione di una psicologia luficerina, psicologia di lotta e di repressione che non vige naturalmente solo in medicina, ma in ogni campo della vita, proprio perché diversamente non può essere, dato il nostro ancora arretrato livello evolutivo.
Psicologia luficerina figlia della Caduta, della rivolta che l’essere ha generato ab initio. https://lanuovaera.blog/2020/06/14/la-caduta-degli-angeli-chi-siamo-e-la-nostra-libera-scelta/
Tutto è così collegato, e i fenomeni non possono essere esaminati se non inquadrandoli nell’insieme. Il particolare può essere compreso sono all’interno delle leggi generali.
Una medicina che non segue i ritmi della Natura, ma che applica il più delle volte un’azione terapeutica repressiva, che arriva a paralizzare anche il naturale processo di guarigione, non può a lungo andare che generare altri danni.
L’essere umano va dunque inquadrato nel suo insieme, non perdendosi nel dedalo delle analisi, senza poi essere più in grado di ricucire l’insieme. L’organismo umano è fatto di organi che sono tra loro connessi, comunicanti, in costante equilibrio, non a compartimenti stagni. E in cui anche la parte psichica-spirituale gioca una funzione importantissima, fondamentale diremo.
La malattia emerge in un momento della nostra vita, ma si prepara da anni, silente, poi affiora quando l’organismo è ormai indebolito e stanco dalle resistenze che ha opposto al patogeno da lungo tempo. E quando ormai si arriva ad una malattia avanzata e conclamata si cerca di tamponare in qualche modo, e nei casi più gravi si è all’ultima spiaggia, il danno è stato prodotto e le conseguenze sono poi nefaste.
Per correttezza, non è poi tutta colpa della medicina se arrivati a questo punto non può più curarci, perché quando il danno è fatto, si cerca di salvare il salvabile anche con interventi duri ed invasivi.
Non possiamo non pensare che la nostra condotta di vita, nei pensieri, nelle abitudini di vita, nei nostri vizi, negli abusi di ogni tipo, non siano collegati allo stato di salute. Non possiamo nemmeno pensare che una vita vissuta al di fuori dell’Ordine della Legge di Dio, non produca per noi danni anche a livello organico.
Riportiamo nuovamente da quanto esposto in “Principi di una Nuova Etica” dall’Ubaldi, riguardo alla possibile genesi della malattia, in quanto ve ne sono talune che hanno prettamente una causa spirituale:
- Disordine spirituale
- Disorientamento psichico
- Squilibrio nervoso
- Disturbi funzionali
- Alterazione del ritmo vegetativo
- Malattia organica
Per noi diventa quindi necessità ritrovare un modus vivendi in armonia con la Sua Legge, una vita con scelte più vicine alla Natura ed ai suoi ritmi. Una vita che sappia alternare alla giusta fatica del lavoro, un vero riposo rigenerante. Un’alimentazione sana e priva il più possibile di sostanze tossiche. Meno rumori che stordiscono la nostra mente, e più capacità di stare nel Silenzio in ascolto con la Vita. Più altruismo e meno egoismo.
Come possiamo negare oggi, che i nostri pensieri e le emozioni correlate non influiscono sulle sostanze endocrine prodotte, che interagiscono insieme agli impulsi del sistema nervoso, sulla funzionalità organica? E come possiamo non pensare che i nostri pensieri egoistici, di collera, di invidia e avidità non generino scompensi e squilibri organici? Come detto sopra, non siamo fatti a comportamenti stagni, ma anima e corpo non rappresentano che un’unità, inscindibile, almeno fino al momento del nostro trapasso.
Non possiamo pensare che la malattia venga a caso, per il capriccio di un virus o di alcuni microbi che attaccano un organismo. Non è infatti il microbo il nemico, ma è il nostro stato organico la causa della malattia.
“La legge è che ciascun porta in sé stesso la causa delle proprie infermità: è che la malattia attrae il microbo e non il microbo forma la malattia” (Problemi Attuali).
La diagnostica attuale, da Pasteur in avanti, si concentra al punto di arrivo, più che sul punto di partenza. Quando si trova un’infezione da microbo o da virus, è soddisfatta della sua scoperta, lo analizza, lo scompone, lo isola per trovare un antidoto che lo debelli. L’arma con cui distruggerlo: l’antibiotico o il vaccino.
Naturalmente esiste una differenza tra microbo (battere) e virus; il virus ha bisogno di un organismo ospite per riprodursi, perché al di fuori di esso non può riprodursi e vivere se non per un lasso di tempo limitato. Il virus di fatto è un parassita che vive a discapito dell’organismo che lo ospita, il quale quando ne viene a contatto sollecita una tempestiva difesa immunitaria per isolarlo e sconfiggerlo. Difesa immunitaria che rappresenta la resistenza naturale dell’organismo, automatica, figlia di secoli di evoluzione.
L’azione con cui l’organismo si protegge è tanto più efficace quanto migliore è il suo stato di salute; quindi tanto diversa quanto è diversa la condizione attuale dell’organismo. Se così non fosse le epidemie o pandemie che vi sono state nel passato avrebbero sterminato l’intero pianeta. Ma così non è stato.
“La malattia si trova dunque nella costituzione dell’individuo, le sue radici sprofondano nel terreno organico del soggetto. Il punto di partenza è l’accumularsi di sostanze tossiche, di materie morbigene contro cui, quando l’essere raggiunge il limite di tolleranza, la natura organica reagisce per legittima difesa, e la malattia esplode per legge di conservazione. Essa dunque è una crisi protettiva, uno sforzo curativo della natura, necessario per ristabilire l’equilibrio fisiologico umorale” (Problemi Attuali)
Da qui l’importanza di una prevenzione, più che la cura. E quando la cura necessita questa non dovrebbe essere quella di stroncare i sintomi di una malattia acuta, come se essa fosse la causa, con una medicina repressiva e pericolosa dai risultati illusori. La lotta che si scatena tra organismo e patogeno, è necessaria, ed è lo svolgersi di un processo prestabilito, che non va soppressa, in quanto la soppressione della reazione dell’organismo è condizione necessaria alla conservazione dello stesso. Stroncare la malattia con un metodo repressivo ne prepara uno più grave. La natura non si può ingannare, e se questa viene violentata, reagisce con una forma più violenta.
In ultimo, vogliamo anche avere una parola di conforto e di speranza, per coloro che a causa di una malattia, hanno perso i propri cari. Come abbiamo detto in precedenza, la morte, che meglio dovrebbe essere chiamata trapasso, non distrugge nulla ma tutto trasforma. L’anima, che come dice la parola stessa animava, vitalizzava un organismo, un corpo, con la morte si libera. Anima che anche durante la malattia e il dolore patito, ha incessantemente lavorato per la propria purificazione. Anzi possiamo ben dire, che è proprio attraverso la sofferenza che l’anima ha accelerato la propria evoluzione e migliorato la propria posizione lungo la scala ascensionale. Nulla nell’Ordine Sapiente della Legge ha una funzione prettamente distruttiva. Quando Essa distrugge è per creare in un piano più elevato. Così è per l’anima che sempre sopravvive alla morte del corpo.
Biografia di riferimento: La Grande Sintesi, Problemi Attuali, Principi di una Nuova Etica (Pietro Ubaldi)
2 pensieri riguardo “La malattia nel suo significato spirituale e nella sua funzione biologica, accenni all’approccio terapeutico attuale, limiti ed errori di valutazione.”