Il ciclo della vita e della morte

Buongiorno cari lettori

Anticipiamo questo articolo, che avremmo voluto pubblicare più avanti, in quanto le circostanze che stiamo vivendo attualmente lo impongono. Non vi è dubbio che ogni qual volta si presenta la minaccia della fine, la paura corre dentro noi e la preoccupazione per la nostra incolumità richiama quell’ istinto atavico di sopravvivenza che è presente nel profondo, nel subcosciente di ognuno.

Catastrofi, epidemie, malattie, hanno sempre fatto parte del cammino dell’uomo sulla terra, in ogni epoca si registrano dei fatti che hanno portato morte e distruzione, eppure la natura è sempre andata avanti indifferente alla morte stessa. Come mai tutto questo?

La vita ha un segno indelebile che la contraddistingue ed è l’evoluzione, tutto è diretto in questo senso, ogni cosa manifesta ci parla di questo fatto che anche la nostra scienza ha dimostrato ampiamente. Ma quello di cui noi parliamo non riguarda l’evoluzione della sola forma, ma soprattutto l’evoluzione della sostanza. Anzi affermiamo che è proprio l’evoluzione di questa intima sostanza che trascina l’evoluzione della forma, che viene plasmata e modellata per diventarne strumento di azione e di opera.

Torniamo, così, al nostro quesito: come mai la natura che spinge tutto ad evolvere permette la morte, se con la morte cessasse l’evoluzione e la vita?

Se la natura permette tutto questo è perché la morte non distrugge nulla, né come materia né come spirito. Con la morte la materia si dissocia ed è ripresa in un più basso ciclo di vita dove gli elementi chimici vengono riutilizzati e riassorbiti e così la natura tutto rinnova in nuove forme di esistenza. La psiche, che dal greco significa anima, invece sale come componente immateriale ed invisibile collocandosi in un piano di esistenza che corrisponde al livello evolutivo che fino ad oggi ha conquistato.

La morte non lede il principio della vita, perché essa si ripresenta sempre nuova, sempre giovane, sempre diretta con rinnovata forza a salire. Essa è una condizione necessaria alla vita, è la conclusione di un tratto del cammino, è la fine di una fase che ne aprirà un’altra ad un livello differente.

Da La Grande Sintesi di Pietro Ubaldi: “La natura sa che la sostanza è indistruttibile, che nulla si può mai perdere come quantità né come qualità; sa che tutto risorge dalla morte, risorge il corpo nel ciclo degli scambi organici e risorge lo spirito nello psichismo direttivo”

Il corpo, allora, riposa, inerte, perché la volontà direttiva che lo guidava lo ha lasciato, perché la Scintilla che lo animava è apparentemente scomparsa, vibrando su un piano di più alte frequenze impercepibili ai nostri sensi.

La morte si riduce così alla separazione, al distacco dei due termini che fino ad un momento prima erano uniti, la materia e lo spirito: essa può essere, dunque, paragonata agli stadi di trasfomazione della materia, da solido a liquido, da liquido a gassoso, che corrispondono ad un cambiamento di stato, che di fatto restituisce, con il cessare della vita sul piano fisico, libertà allo spirito dalla densità della materia.

Quello che osserviamo è, così, una trasformazione delle forme, ma la sostanza è indistruttibile, perché in essa è presente la Legge di Dio.

“Come ciò che non muore non può essere nato, così ciò che era prima della nascita non può morire. Ciò che non è nato con la vita, con la vita non muore.”(La Grande Sintesi)

Ecco dunque venirci incontro, alleviando le nostre paure e consolando i nostri cuori, la verità che afferma l’immortalità dello spirito!

Se, allora, il principio vivificatore della materia, lo spirito, non cessa di esistere e, se il suo fine è quello di evolvere, ecco che appare la necessità di compiere nuovi cicli nella materia, che da esso verrà rianimata e ripresa nuovamente. Continuerà, in questo modo, il cammino evolutivo, mai interrotto, nemmeno con la morte del corpo. La spirale evolutiva si stringe con la nascita del corpo in cui lo spirito si chiude per la sua esperienza terrena e si dilata con la liberazione dalla materia con cui l’essere ritorna in sé stesso. L’essere oscilla dalla periferia, vita materiale, verso il centro vita spirituale, discendendo e chiudendosi nella materia e poi salendo e liberandosi da essa.

Questo afferma in modo indiscutibile e ineccepibile il principio della reincarnazione, indispensabile presupposto del ciclo evolutivo, senza cui non si può spiegare la presenza dell’istinto, che in sé contiene una serie di capacità innate a nostra disposizione. Istinto, destino, personalità non nascono dal nulla, ma seguono una continuità di percorso, che non si interrompe con la morte.

La vita, che quindi sembra cessare, in realtà sempre avanza, poiché lo spirito, principio animatore, sopravvive, per poi, un domani, di nuovo manifestarsi nella materia, con una nuova nascita, una nuova esperienza, ma arricchita di tutto il suo passato che lo segue e che formerà la sua personalità.

Tutto ha una continuità, un filo condutture, guidato dal principio di causalità: così nulla si perde di noi, ma tutto si arricchisce, si espande, si dilata sempre di più. Il passato non si perde con la morte, ma continua in una nuova vita. Se tutto finisse con con essa, verrebbe meno la legge di causalità, verrebbe meno l’evoluzione di ogni individualità, nel più elementare psichismo delle forme inferiori a quello più complesso nelle forme superiori, mentre al contrario tutto sopravvive, tutto procede in senso ascensionale, non solo la nostra vita ma la vita di tutte le cose.

Lo spirito, allora, dispiega le ali con la morte, per poi tornare nuovamente a chiuderle nella materia, con la discesa in nuovo corpo, mettendosi a dura prova nella lotta della vita, per acquisire nuove esperienze, per imparare nuove lezioni, per continuare la sua ricerca di una perfezione perduta ma che andrà riconquistata.

4 pensieri riguardo “Il ciclo della vita e della morte

    1. Buongiorno Edda, può leggere se le va gli articoli relativi alla medianità ed altri che usciranno in futuro. Inoltre negli articoli sono citati dei testi per ulteriori approfondimenti.

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